Picchiò e stuprò la figlia di 15 anni per punirla perché lesbica. Per questo la procura di Termini Imerese ha chiesto la condanna ad 8 anni del papà/orco e di due anni della madre. Lo scrive Sandra Figluolo su PalermoToday. Il padre voleva dare una lezione esemplare alla figlia che aveva confessato di essere omosessuale: prima la picchiò, poi la chiuse in una stanza e infine la stuprò.
Il pubblico ministero ha invocato una pena di otto anni per il padre e di due anni per la madre: rispondono di maltrattamenti e stalking e l’uomo anche di violenza sessuale su minore. Il processo si sta svolgendo con il rito abbreviato e la prossima udienza si terrà a giugno. “Meglio morta che lesbica” avrebbe urlato la madre alla ragazzina, prima di chiuderla in camera, dove sarebbe stata anche abusata dall’imputato – si legge nell’articolo – La violenza contro la vittima da parte dei suoi parenti sarebbe scattata nel momento in cui era stato scoperto il suo orientamento sessuale, attraverso alcuni messaggi trovati sul suo cellulare. A leggerli per prima sarebbe stata la sorella della vittima, che poi avrebbe raccontato tutto ai genitori”.
La giovane ha denunciato quanto le sarebbe accaduto soltanto anni dopo, nel 2016, quando era ormai maggiorenne. “Vennero a prendermi a scuola – aveva raccontato – e mentre eravamo in macchina mi davano botte dappertutto”. Una volta rientrati nella loro abitazione, il padre si sarebbe spogliato e avrebbe detto alla figlia: “Queste cose devi guardare, non le donne”. Oggi la vittima è parte civile nel processo con l’assistenza dell’avvocato Giuseppe Bruno. Il difensore degli imputati, l’avvocato Giuseppe Mancuso Marcello, aveva chiarito che “più volte e davanti a diversi giudici è stata confermata la nostra tesi relativa all’inattendibilità della ragazza e l’assenza di elementi certi in relazione alla responsabilità penale dei genitori per i gravissimi fatti di cui sono accusati”.