Questa settimana la nostra rubrica sulla generazione X si occupa delle lauree al tempo del coronavirus. Rosanna Bevacqua, laurea magistrale al tempo del coronavirus in un periodo molto particolare della sua vita. Che dice: “L’importante è preservare i propri cari”.
Ciao Rosanna, auguri e complimenti da parte della nostra Redazione. Raccontaci di questo giorno così speciale vissuto in maniera assolutamente imprevista ma con grande soddisfazione.
“Vivo a Gangi e mi sono laureata in “Psicologia del Ciclo di Vita” all’ Università di Palermo , con uno studio più approfondito sull’alfabetizzazione finanziaria e uno sulle credenze e conoscenze finanziarie ed economiche presenti nei bambini. Ci tengo a sottolineare Palermo perché sono rimasta volontariamente in Sicilia per investire nella mia terra. Sono fortemente convinta che con le giuste risorse individuali e con l’energia collettiva si possa crescere insieme. Sono stati due anni bellissimi e soddisfacenti sia a livello formativo che relazionale. Non credo che le Università del Sud abbiano qualcosa in meno rispetto alle altre di città più prestigiose. L’elemento umano è quello che forse per molti è secondario ma io lo reputo fondamentale. I docenti preparati, professionali e sono stati sempre pronti e disponibili ad indirizzarci verso la professione che abbiamo scelto di seguire. In un periodo turbolento personalmente, a causa di un problema di salute di mio padre, fortunatamente oggi risolto, ho preparato la tesi in ospedale. Non potevo fermarmi anche per lui. Nel momento tanto atteso quindi in cui vorresti avere accanto tutte le persone a te care arriva un altro imprevisto e che imprevisto”.
Raccontaci della discussione e di come ti sei ritrovata a festeggiare senza poter uscire di casa.
“Mi sono ritrovata davanti ad un pc in una stanza da sola a discutere la mia tesi telematicamente. I giorni precedenti non lo nego, sono stati molto difficili, con una conferma dall’Università soltanto martedì. Un po’ di ansia insomma.
Noi siciliani amiamo la presenza, il contatto, gli abbracci, i sorrisi le strette di mano, ma in questo momento benedetta sia la tecnologia, anche se ci fa perdere quel tipo di contatto che ci fa riconoscere in tutto il mondo”.
Ci racconti come è stata la discussione della tesi dallo schermo di un pc.
“Alla fine di tutto mi sono ritrovata con la mia cara e intima famiglia, ed è questo obiettivamente che conta davvero. Non sono mancate le esternazioni di affetto anche se virtuale, di moltissime persone a me care. Questo momento della mia vita cosi importante lo definisco con tre parole, cambiamento, forza e resilienza, perché è segnata non solo dalla fine del mio percorso e quindi un nuovo inizio, ma anche da una serie di cambiamenti sociali che coinvolgono tutti. Direi che stiamo attraversando la storia come hanno fatto forse solo i nostri nonni”.
Un aggettivo per questo momento della tua vita così importante?
“Più che una aggettivo ultimamente mi ispiro ad una frase della scrittrice Isabel Allende. “Tutti abbiamo dentro un’insospettata riserva di forza che emerge quando la vita ci mette alla prova”. E questa forza è dentro di noi basta solo farla uscire nei momenti difficili è tutto andrà bene”.
Cosa pensi di dire ai tuoi colleghi sparsi per l’Italia che magari stanno discutendo la tesi lontani da casa?
“Voglio dire che è importante preservare prima di tutto la nostra famiglia, e capisco perfettamente la loro difficoltà di non poter avere almeno l’abbraccio dei genitori. Ma ci vogliono atti d’amore dirompenti per interrompere questa emergenza. Troveremo presto un modo per festeggiare e farci baciare dal nostro sole speciale”.