Assolte con formula piena le ginecologhe Maria Di Costa e Rosaria Vena che erano state rinviate a giudizio in seguito alla tragica scomparsa di Antonella Seminara, morta presso l’Ospedale di Nicosia il 4 agosto del 2013 per le complicazioni di un parto cesareo, con distacco della placenta e morte intrauterina del nascituro.
La Procura della Repubblica di Nicosia aveva in un primo tempo aperto un fascicolo a carico dell’intera equipe operatoria per omicidio colposo. Mentre alcune posizioni vennero subito archiviate il processo a carico delle due ginecologhe è continuato per più di 6 anni.
L’epilogo il 12 febbraio scorso, data dell’ultima udienza e della decisione pronunciata dal giudice dopo la Camera di Consiglio: Maria di Costa e Rosaria Vena, difese dagli avvocati Salvatore Timpanaro e Francesco Greco, sono state assolte perchè il fatto non sussiste.
Secondo la tesi difensiva, condivisa dai periti nominati dal Tribunale, la responsabilità per la morte di Antonella Seminara è da ascriversi al malfunzionamento complessivo della rete assistenziale. In particolare sono stati valutati come determinanti alcuni dati di fatto: la mancanza di un reparto di rianimazione presso l’Ospedale di Nicosia, la mancaza di disponibilità di posti all’Ospedale di Enna che, secondo quanto previsto dall’atto aziendale dell’Asp ennese, avrebbe dovuto prendere in carico i casi più gravi provenienti dall’Ospedale di Nicosia. Determinanti, per la ricostruzione dei fatti, anche le disfunzioni del sistema del sistema di elisoccorso (un elicottero era partito da Caltanissetta ma a causa di un guasto è dovuto rientrare causando ulteriore ritardo).
Si attendono ancora le motivazioni della sentenza ma, dal quadro generale emerso nel corso dell’ultima udienza e dalla decisione presa dal giudice di prima istanza, si può desumere che Antonella Seminara non è stata vittima di un errore delle due ginecologhe ma del mal funzionamento complessivo del sistema sanitario che l’ha presa in carico.