La protesta cominciata qualche giorno fa non accenna a fermarsi. I giovani studenti universitari di Palermo hanno piantato letteralmente le tende e non intendono toglierle. La protesta nasce qualche settimana fa, in seguito alla pubblicazione della graduatoria dell’Ente Regionale per il Diritto allo Studio, che assegna i posti letto nelle residenze universitarie per gli studenti fuori sede. Per chi ha un reddito basso ed è meritevole infatti è previsto il sostegno attraverso il servizio mensa e l’alloggio universitario. Quest’anno la situazione però sembra particolarmente grave, sulla scia di un disagio che già si palesava anche negli anni precedenti. Solo al 17% degli aventi diritto, cioè di coloro i quali hanno presentato domanda avendone i requisiti, è risultato vincitore, gli altri pur essendo idonei sono rimasti fuori.
Una forbice che quindi non copre chi ha difficoltà e necessita di sostegno allo studio. Per questo motivo il comitato spontaneo di mobilitazione “Idonei allo studio” ha deciso di piantare le tende e di creare una mobilitazione che sta diventando sempre più imponente. A sostegno dell’iniziativa numerosi sindaci dell’Isola, in particolare dei paesi che vivono il dramma dello spopolamento e che non possono accettare che i loro giovani che rimangono a studiare in Sicilia siano anche penalizzati da un diritto non riconosciuto.
È di questa mattina la dichiarazione del sindaco di Gangi Francesco Paolo Migliazzo: “Il diritto allo studio non si può negare, viviamo un momento di grande difficoltà che non può lasciare indietro i giovani universitari che sono il futuro di questa terra e saremo presenti nelle prossime iniziative e disponibili ad un incontro anche nella nostra città con i rappresentanti degli studenti e le scuole”.
Il comitato “Idonei allo Studio” chiama a raccolta anche gli studenti degli Istituti Superiori dei paesi del palermitano, che saranno coinvolti a breve nella stessa battaglia alla manifestazione in piazza Verdi a Palermo, lunedì 11 novembre alle ore 9. Quella in atto, secondo gli organizzatori, è una vera e propria mancanza di riconoscimento di un diritto che dovrebbe essere garantito a tutti e a cui qualcuno in termini di responsabilità è chiamato a rispondere.
“In pratica, le Istituzioni hanno deciso di risponder loro, indirettamente, così: “Riconosciamo che hai difficoltà a pagarti una stanza e sappiamo che sul piano teorico andresti aiutato, ma malgrado ciò devi arrangiarti da solo, seguire i corsi da casa (rinunciando a lezioni ed esperienze) o abbandonare gli studi”.
Continua così nel lungo post sulla pagina social del comitato. “Le disparità tra Atenei – ossia il fatto che in alcune città siano coperti il 100% degli idonei mentre in altre, come la nostra, si arriva a fatica al 20% – è una grave discriminazione territoriale. Nessuno di noi ha deciso se nascere a Palermo o a Verona. E nessuno di noi deve essere costretto ad abbandonare la propria terra. Un paese che non investe in istruzione e in diritto allo studio è un paese che decide di morire”.
Lo stato di mobilitazione è dichiarato permanente, in attesa che il presidente della Regione Nello Musumeci o l’assessore Roberto Lagalla scendano in piazza, o entrino in una tenda per parlare con gli studenti. In Piemonte i fondi sono stati ripristinati dopo la protesta. Si può fare. Anche in Sicilia.