“Zone Blu nelle Madonie”, si entra nel vivo: le Madonie terra italiana di longevi

Redazione

Cronaca

“Zone Blu nelle Madonie”, si entra nel vivo: le Madonie terra italiana di longevi

20 Novembre 2017 - 10:38

Entra nel vivo il progetto “Zone Blu in Sicilia”, promosso dal Dipartimento di Biopatologia e Bioteconologie Mediche (Dibimed) dell’Università di Palermo. Scopo della ricerca, coordinata a livello nazionale da Calogero Caruso è lo studio dei caratteri peculiari dei longevi: genetica, alimentazione, abitudini di vita, condizioni generali di salute. Il demografo Michel Poulain , il primo ad aver introdotto il concetto di Zone Blu, ha visitato, con i ricercatori del Dibimed e con altri studiosi, gli uffici anagrafe di tre comuni delle Madonie, Petralia Soprana, Geraci Siculo e Isnello: lo studio dei registri di nascita e di morte ha confermato l’esistenza di un numero, sia passato che odierno (dal 1886 ad oggi) di longevi superiore rispetto alla media nazionale.

Per tale motivo, il Dibimed ha deciso di prendere come modello i comuni delle alte e basse Madonie e della Valle dell’Himera con l’obiettivo di identificare, se possibile, la sesta Zona Blu del pianeta , ovvero un’area con numero di centenari e novantenni superiore rispetto alla media nazionale. Ciò fornirebbe una grande opportunità per la nostra isola e per il paesaggio madonita, sia dal punto scientifico che economico, in quanto le Zone Blu (al momento cinque nel mondo), sponsorizzate dalla rivista National Geographic attirano turisti e ricercatori a livello internazionale.

A tal proposito, domani 20 novembre alle ore 10,30 presso la Chiesa della Misericordia di Petralia Sottana, in corso Paolo Agliata, si terrà un incontro operativo con gli amministratori comunali , i partner istituzionali coinvolti, Calogero Caruso e i ricercatori del Dibimed al fine di definire i dettagli ed i tempi operativi dello screening che – oltre all’analisi della composizione corporea (bioimpedenziometria) ed alla somministrazione di un questionario anamnestico agli ultranovantenni che si presteranno, da parte dei ricercatori – comporterà anche il prelievo ematico e la raccolta delle urine in circa 640 ultra novantenni che risiedono nei Comuni in cui la ricerca è circoscritta.

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