E’ morto oggi, a quasi 92 anni (li avrebbe compiuti a dicembre), Giuseppe Farinella, storico boss delle Madonie. Si trovava all’ospedale di Parma e da poco gli era stato revocato il 41 bis per le sue gravi condizioni di salute. Farinella, uno della Cupola, era stato condannato all’ergastolo in via definitiva nel 2008 per concorso nelle stragi di Capaci e via D’Amelio ed era il capomafia più anziano al 41 bis, ed era considerato uno degli amici più fidati di Totò Riina.
Era stato per anni il numero uno del mandamento di Cosa nostra di Gangi e San Mauro Castelverde, nelle Madonie, tra i più importanti della provincia di Palermo. Nel luglio scorso, la Cassazione aveva accolto il suo ricorso contro la proroga del 41 bis: i giudici avevano disposto una nuova pronuncia del Tribunale di sorveglienza di Roma, sollecitando a “tenere conto della possibile incidenza delle condizioni di salute (unite all’età particolarmente avanzata)” sulla “attuale percolosità sociale di Farinella”, ribadendo inoltre il “divieto di trattamento inumano e degradante”.
A svelare per primo il ruolo di Giuseppe Farinella all’interno dei ranghi di Cosa nostra era stato il pentito Antonino Calderone. La famiglia delle Madonie, a dimostrazione della sua importanza nella mappa mafiosa, negli anni ’80 avrebbe organizzato e protetto anche la latitanza di Michele Greco, il Papa di Ciaculli, poi arrestato proprio in un casolare nelle campagne di Caccamo.