Gangi, voto o non voto? Le opinioni di Giuseppe Ferrarello e Nicola Patti

Redazione

Politica

Gangi, voto o non voto? Le opinioni di Giuseppe Ferrarello e Nicola Patti

05 Giugno 2017 - 06:00

Nella strana campagna elettorale che, anche a Gangi, volge alla fine, un tema rimane protagonista del dibattito: il quorum. Si arriverà a quota 4240 votanti?
Nell’attesa di conoscere il responso delle urne abbiamo raccolto le opinioni del sindaco uscente Giuseppe Ferrarello e del professore Nicola Patti, già presidente del Consiglio Comunale ai tempi del’amministrazione Miserendino, sul tanto dibattuto tema del voto e del non voto

L’opinione di Nicola Patti:
Tutti i candidati in questi giorni hanno cercato di far passare un messaggio: evitiamo che a Gangi si insedi il Commissario. Sarebbe il caso che si spiegasse perché l’eventuale alternativa del Commissario sarebbe “irreparabile”. Al di là di tutto tale evenienza va interpretata nel quadro della novità. Già la presenza di una sola lista pone seri problemi in ordine al principio di democrazia e di scelta, che scelta non è se non c’è alternativa. Bisogna chiedersi perciò: i cittadini che non condividono questa compagine e questo stato di cose cosa dovrebbero fare? Andare a votare in massa per scongiurare il pericolo? Si può giudicare irresponsabile la scelta astensionistica? Il commissariamento potrebbe essere addebitato a chi non vota? Spero che ci sarà modo di fare una seria analisi del deserto politico amministrativo che si è determinato, perché la mancanza di dialettica di confronto tra tesi ed idee diverse non depone bene per la salute democratica e socio economica di una comunità, nel frattempo però nessun dica di non sapere perché è successo e ciascuno si assuma le proprie responsabilità. Dal momento che questo è successo appare giusto che chi non condivide non vada a votare. Il commissariamento, nel caso di non raggiungimento del quorum, non sarebbe affatto “irreparabile” perché sarebbe comunque limitato nel tempo. Potrebbe anzi rivestire una funzione positiva, inducendo i responsabili del deserto a riflettere seriamente sul loro operato, sui loro modi di fare, politica sui loro condizionamenti, sulle loro responsabilità in merito. E potrebbe pure scuotere quella abulia alla politica, all’impegno politico che serpeggia nella maggior parte dei cittadini, inducendoli a pensare che non è sufficiente affermare il proprio amore per il paese, la sua bellezza, la sua immagine, senza partecipare impegnarsi per assicurargli un futuro di progresso, per cercare di arginare la crisi economica sociale che c’è anche quando non appare in tutta evidenza e provare ad arrestare il flusso continuo di spopolamento. Questo passa anche e soprattutto attraverso l’impegno politico amministrativo di tutti e non dei soli eletti.

L’opinione di Giuseppe Ferrarello
Un’elezione non è un referendum per cui il non andare a votare è sinonimo dell’espressione del dissenso. Amministrare una comunità è una cosa diversa e richiede grande senso di responsabilità da parte di tutti, specie in un periodo delicato come questo, siamo infatti nella fase di inizio della nuova programmazione europea e l’arrivo di un commissario che, per sua natura si limiterebbe all’ordinaria amministrazione, potrebbe far perdere opportunità fondamentali per il futuro della nostra comunità. Il fatto che si sia presentata una lista unica non credo sia una colpa, anzi è secondo me espressione di unità. Del resto se qualcuno voleva offrire un’alternativa avrebbe potuto farlo con gli strumenti della democrazia e con un atteggiamento propositivo, mettendo in campo un’altra proposta politica. Il non andare a votare secondo me è irresponsabile perché non sappiamo quanto durerebbe il commissariamento, 6 mesi o anche 1 anno, ciò potrebbe rappresentare un danno irreparabile per tutte le attività fatte ed in itinere nel nostro comune. La protesta si può esprimere con scheda bianca o nulla senza danneggiare la città

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