Alimena, intervista al sindaco Alvise Stracci ad un anno dalle intimidazioni

Mirella Mascellino

Cronaca

Alimena, intervista al sindaco Alvise Stracci ad un anno dalle intimidazioni
La notte del 13 marzo veniva data alla fiamme l’auto della moglie. Dalle indagini non trapela ancora nulla

18 Gennaio 2016 - 00:00

La Commissione parlamentare d'inchiesta, presentando il dossier sul fenomeno delle intimidazioni nei confronti degli amministratori locali, riporta dei dati allarmanti. Complessivamente gli atti intimidatori contro sindaci, consiglieri e candidati sono stati 870 nel 2013, una situazione che si è andata aggravando nei primi quattro mesi del 2014, con 395 casi, per un totale di 1.265, 80 al mese, quasi tre al giorno. E solo in 182 casi si è potuto risalire agli autori. La regione più colpita è la Sicilia, seguita da Puglia, Calabria e Sardegna.Sud ed Isole rappresentano il 63% di tutti i casi nazionali.

Abbiamo voluto partire da questo dato per ricorda re che è passato un anno da quando ad Alimena, un incendio coinvolse l'auto della moglie del primo cittadino, Alvise Stracci, con essa un'altra utilitaria parcheggiata accanto e un negozio-abitazione, in via Umberto, traversina della centralissima via Roma, nel centro storico del paesino e a pochi passi dall'abitazione della famiglia Stracci, trasformando quell'angolo in una piccola Beirut.

Madoniepress fu la prima testata a dare la notizia.

Era la notte del 13 marzo del 2014. Un anno molto difficile, quello che è passato sulla pelle degli amministratori, in cui quel gesto violento e criminale non è purtroppo stato l'unico. Una sorta di strategia della tensione: a fine maggio successivo, un gruppo di facinorosi ha preso d'assalto il comune, tentando anche di defenestrare un assessore, poi dimessosi; nella notte tra l'8 e il 9 agosto è stata incendiata l'automobile dell'assessora Natasa Mustafi; ad ottobre è stata vandalizzata una ex scuola dell'infanzia e alla vigilia dei defunti sono state fatte sparire le scale del cimitero, utili per raggiungere le tombe poste in piani alti. In quei mesi e tuttora Alimena non è stata lasciata sola. Sono stati potenziati i servizi delle forze dell'ordine, l'Arma dei Carabinieri, sempre  più vicina alla gente, sia con i servizi di ronda, sia con la loro presenza quotidiana. In effetti i cittadini si sentono più protetti e avvertono un certo cambiamento nel clima cittadino, negli ultimi sei mesi. Per molti, quello che è accaduto è inspiegabile, per altri è indifferente. C'è chi aspetta giustizia e c'è chi mormora “signali ca”, tipico detto siciliano che vorrebbe ricondurre cause e spiegazioni alle vittime, piuttosto che ad altri. A maggio il comune ha aderito ad Avviso Pubblico-Enti locali e Regioni per la formazione civile contro le mafie. Al sindaco abbiamo rivolto qualche domanda per fare memoria su quanto accaduto.

Com'è passato questo anno?

Ho ricevuto tanta solidarietà, soprattutto da tutto il comprensorio, amministratori, gente comune, pazienti, gente sincera e amareggiata, ma molto silenzio da Alimena. La delusione più grande  è la mancanza assoluta di sensibilità, l'acredine che non si è per niente smussata da parte dei miei oppositori politici. Anche se fra di loro non vanno d'accordo, la cosa che però li unisce è l'acredine nei confronti della mia attività che però è stata costante, senza mai un attimo di riduzione di tensione. Nonostante le difficoltà che interessano tutti gli altri amministratori, quali la legge di stabilità e i problemi economici che ne derivano, siamo andati avanti. Ad Alimena alle difficoltà comuni, si unisce la difficoltà di mancanza di organico specializzato al comune. La passata amministrazione coi pensionamenti si è vista andar via figure professionali importanti come il ragioniere e figure di esperienza nell'ufficio tecnico. Nonostante questo abbiamo partecipato a diverse iniziative progettuali importanti, con la comunià europea, abbiamo portato avanti l'appalto della strada con la provincia di Caltanissetta. Abbiamo avuto qualche defezione da parte di consiglieri e assessori che purtroppo per il lavoro hanno dovuto allontanarsi e d'altra parte in una realtà di emigrazione come la nostra, non si possono sottrarre neanche i consiglieri.

Cosa vuole dirci sull'atto in sé? Un perchè?

Sull'attentato non ho nulla da dire. Molte cose le penso, ma non posso dirle. Non voglio esprimere giudizi. Non ho timore se abbiano fatto indagini su di me. Finora non mi è stata comunicata nessuna notizia. Non so se abbiano chiuso le indagini. Non posso dire nulla. Il paese è senz'altro più tranquillo. Le forze dell'ordine sono state sempre presenti e da un certo momento hanno rafforzato la loro presenza e visibilità agli occhi di tutti i cittadini che vedono continuamente le pattuglie dei Carabinieri. Però c'è stato anche un momento che in un consiglio comunale un consigliere mi ha accusato per avere militarizzato il paese. Di certo una cosa del genere nelle Madonie non c'era mai stata. Uno si chiede perchè tutto questo accanimento contro la mia amministrazione, a distanza di sei mesi e poi dopo, pensando a tutto quello che è successo nel primo anno della mia amministrazione. Io ad oggi non riesco a trovare una motivazione che possa essere distante dal mio operato di sindaco. Non troverei alcuna spiegazione, a meno che non sia stato un meteorite a far incendiare l'auto. Però penso pure che non saprò mai chi sia il responsabile. Non sono fiducioso su questo. Non ho mai ricevuto minacce dirette e non mi sarei comunque piegato mai, come non si è mai piegata la mia famiglia in vicende del passato dei miei avi.

Come si sente oggi?

Sento un po' di solitudine che avverto nei miei confronti. Scaturisce dall'isolamento in cui mi vorrebbero tenere alcuni denigrandomi, o dicendomi che ho militarizzato il paese. Ho trovato molta solidarietà nei nostri amministratori regionali, in maniera abbastanza trasversale. La mia area è quella dei cattolici in politica, quella di Mattarella che ora è il presidente della Reppubblica. Il mio ultimo impegno in politica è stato con la Margherita e quando si è formato il circolo del PD ho partecipato alle elezioni iniziali e poi non sono stato più iscritto a nessun partito. Io vorrei dire che il problema è culturale. Io non mi aspettavo il silenzio assordante di Alimena. Forse la gente è rimasta frastornata per il mio atteggiamento. Forse io non ho un atteggiamento da sindaco. Erano abituati ad altri modelli di sindaci che si sentivano su uno scalino, erano autoritari. Io non posso esserlo. La mia personalità è questa: essere come gli altri, non diverso dagli altri. Voglio fare la fila alla posta, al bar, ovunque. Amo fare la fila. Insomma la cosa che più mi ha colpito è che mentre la gente di fuori, fino a poco tempo fa, pure all'ospedale, ci teneva a mostrarmi la loro mortificazione per quello che mi è successo, lo stesso non posso dire per Alimena. È un paese diverso.

È fiducioso pensando al futuro?

Si lo sono perchè con l'età che ho, tra tre anni potrò andare in pensione e non sarò più sindaco, perchè la mia carica è pro-tempore. L'unica ansia che ho è per la salute. Ho ripreso a fare sport perchè vorrei avere più tempo per fare le tante cose che amo fare, quale andare in campagna, a funghi, stare coi miei cani, cucinare. Di una cosa sono però contento, nel fare il sindaco, cioè che se questo ha significato interrompere loschi affari, ne sono felice e contento di averlo fatto perchè se no non potrei spiegare tanta acredine e caparbietà. Ora so, facendo il sindaco, che non c'è tutto questo motivo di contendere, perchè ci sono solo difficoltà nel rispetto delle regole. Tutto quello che c'è da fare, noi l'abbiamo fatto nel rispetto delle regole e delle leggi. Comunque non ho paura, non ne ho mai avuta. Se qualcuno volesse farmi del male lo farebbe in qualsasi momento. Sono convinto di dover fare tutto quello che c'è da fare secondo la mia coscienza, senza remore. Cerco di trattare tutti con equità, non uso il metro che questi o quelli sono o non sono miei oppositori politici e mi ripeto sempre che io devo fare le cose non per compiacere qualcuno o per dispiacere qualcun altro perchè tra l'altro non devo e non voglio fare carriera politica.

 

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