Aggiornamento delle 22.30: L'Assemblea Regionale Siciliana, riunitasi stasera per discutere del delicato nodo delle trivellazioni, ha approvato la mozione presentata dalle opposizioni (Movimento 5 Stelle e dal centro destra) che impegna il governo a sospendere tutte le autorizzazioni di ricerca e prelievo di idrocarburi e di campi geotermici in corso di via e/o già rilasciate. In sostanza al primo vero impegno in aula il “Crocetta Ter” è stato battuto. Da notare l'assenza in massa dei deputati che, a seguito dell'ultimo rimpasto, dovrebbero sostenere Crocetta. I pochi deputati del PD presenti in aula si sono dissociati dalle direttive del governo regionale (impartite dal governo nazionale) votando a favore della mozione presentata dalle opposizioni, nonostante l'esplicito parere contrario del neo assessore regionale all'ambiente Maurizio Croce. La palla adesso passa al Ministero per le politiche ambientali che, come confermato in Consiglio dei Ministri, dovrebbe avocare a sé le competenze per dare comunque il via libera alle trivellazioni. Ma, in punta di diritto, per la Regione Sicilia, dato il pronunciamento di questa sera del Parlamento Regionale, si erge lo scudo dello Statuto Speciale. Con ogni probabilità la partita non finisce qui. La ricerca dell'oro nero è uno dei punti nodali dello “Sblocca Italia” e Matteo Renzi non può certo fare a meno del supporto di un'area regionale estesa e “promettente” come quella siciliana. C'è da scommettere che il Parlamento siciliano tornerà a riunirsi sul tema, questa volta con le truppe cammellate del PD, a dovere richiamate dal governo centrale a rispettare il mandato di partito. Ma, per il momento, l'opposizione canta vittoria, Crocetta incassa l'ennesima sconfitta e le trivelle, come al gioco dell'oca, rimangono ferme un'altro giro.
Matteo Renzi lo aveva annunciato già da mesi, ma il ritorno delle trivelle in Sicilia è ormai imminente ed anzi, in alcune zone si è già cominciato a “spurtusare” la nostra isola bella, in terra ed in mare, nel territorio di Niscemi, ad esempio, o nel tratto di mare che si affaccia di fronte a Sciacca.
Il clima introno alla spinosa questione si fa sempre più caldo, prova ne sia l’agitata seduta che si è tenuta in settimana presso la Commissione Ambiente dell’Assemblea Regionale Siciliana.
Il presidente della commissione, il grillino Gianpiero Trizzino, ha portato all’ordine del giorno proprio l’avvio delle nuove trivellazioni che interessano buona parte della Sicilia, fra cui, a sorpresa, spunta anche il comune di Petralia Soprana che, vale giusto la pena di ricordare, farebbe parte dell’Ente Parco delle Madonie, quindi un area protetta o, per meglio dire, una area limitrofa ad una area protetta pronta ad essere trivellata alla ricerca dell’oro nero. Ciò giusto per non farci mancare nulla.
E’ quanto meno curioso notare come fra Roma e Palermo si pensi di “spurtusare” anche le Madonie, dopo anni di lavoro della governance locale (Comuni, SoSviMa, Ente Parco) dedicato alle energie rinnovabili, individuate come la strada maestra per il futuro, con tanto di studi, convegni e gruppi d’acquisto già avviati.
Sembra quasi una barzelletta ma un territorio che, proprio in questi ultimi anni, si sta educando ed abituando ad un approvvigionamento energetico consapevole ed a basso impatto ambientale, si potrebbe troavere, dall’oggi al domani, una bella trivella in mezzo ai “cabbasisi”.
Per non parlare dei progetti di eolico, mini-eolico, fotovoltaico ecc. che giacciano nei cassetti dei sindaci madoniti, tutto tempo perso, se poi, alla fine, sempre il petrolio dobbiamo cercare.
Tornando alla Commissione Ambiente occorre sottolineare come la questione petrolio ha già preso fuoco: “In pieno accordo con tutti i componenti della commissione – afferma il presidente Gianpiero Trizzino – abbiamo deciso di presentare due norme in aula: la prima per fare ricorso alla Corte costituzionale contro la legge Sblocca Italia, che avvia trivellazioni in terra e mare, e una seconda norma per lanciare il referendum abrogrativo contro il via libera alle ricerche petrolifere: la Sicilia può essere capofila delle cinque Regioni necessarie a chiedere il referendum, lo stesso che abbiamo lanciato per il nucleare”.
Sulla stessa linea anche due esponenti del PD, Antonella Milazzo e Mariella Maggio per le quali “Servono azioni forti del governo regionale a tutela del suo territorio. Non crediamo che dall'estrazione di idrocarburi e dalla violazione dei territori possa nascere lo sviluppo”.
“Non consentiremo lo sfregio legalizzato della terra e del mare siciliani” aggiungono in una nota congiunta i deputati dell’Udc Mimmo Turano, Margherita La Rocca e Pippo Sorbello.
Ma Palazzo Chigi fa sul serio e minaccia i c.d. poteri sostitutivi, per cui, se entro la fine dell’anno le regioni interessante non daranno risposte (affermativa) alle richieste di autorizzazione sarà direttamente il ministero dell'Ambiente a provvedere ai ” seguiti istruttori di competenza”. In altre parole lo Stato minaccia di subentrare alle Regioni nell'iter autorizzativo su concessioni per ricerche ed estrazioni di gas e petrolio.
Fortunatamente però la Sicilia ha un tesoro chiamato “Statuto” che, a saperlo usare, protegge l’isola bella dalle angherie dello stato centrale. Speriamo per una volta che se ne faccia buon uso, altrimenti?
Altrimenti prepariamoci a goderci lo spettacolo di una bella trivella nel cuore delle Madonie, alla faccia di chi dice che l’autonomia siciliana non serve a nulla.
(Foto tratta da repubblica.palermo.it)