Un’atmosfera kubrikiana ci invade mentre sfilano i confrati incappucciati che percorrono dal Duomo le strade di Enna, la provincia più alta di Sicilia per la processione del Venerdì Santo. E’ un colpo all’occhio di chi per la prima volta assiste al religioso silenzio con cui questi uomini che stringono i simboli della Passione di Cristo, sfilano in perfetto ordine. I riti della Settimana Santa a partire dalla Domenica delle Palme sono di certo quelli di cui l’Isola è piena a vario modo e con un peso emotivo non indifferente. Il sentimento cristiano che spesso si è intrecciato ai riti pagani fondendosi con esso e creando spettacolarizzazioni folkloristiche qui non si avverte. Si sente la partecipazione di un momento atteso un anno intero o per chi diventa confrate maturo da molto più tempo. E’ lungo il percorso per avere la possibilità di trasportare le due vare, quella del Cristo Morto e quella della Madonna Addolorata.
Incontriamo così l’entusiasmo e l’orgoglio di Biagio Virlinzi, confrate del SS.Salvatore, la più antica delle sedici Confraternite nata nel 1261, la quale è la responsabile del trasporto dell’Urna del Cristo Morto, che ci racconta quella che per gli Ennesi è un momento di passione e di fede estrema. Il trasporto della Vara del Cristo Morto avviene dopo un periodo di noviziato in cui dal compimento del diciottesimo anno , età in cui avviene la promessa alla Confraternita e per tre anni successivi, gli adepti possono portare la statua del Cristo Risorto nella Domenica di Pasqua e in quella successiva. Al termine dei tre anni dopo non aver fatto nessuna assenza nella Confraternita si diventa riserve, ovvero si ha la possibilità di poter portare la vara del Cristo Morto sostituendo così qualche confratello che raggiunge i 55 anni di età , età massima per il trasporto della vara. Diverso per l’ Addolorata in cui invece la spalla viene ceduta da padre in figlio. Solo in assenza di figli maschi allora si inseriscono le riserve. Una processione maschile, diversamente dalla processione di Pasqua dei villaggi di Formentera dove invece sono le donne a portare le statue di Gesù e della Madonne per l’Encontre” incedendo con lo stesso identico dondolìo che ritroviamo in questa processione. La Spagna come l’Italia è un Paese altamente cattolico e legato alle tradizioni pasquali quanto e più del nostro. Il cosiddetto “passo” è un movimento ondulatorio sincronizzato con le note della banda musicali. Ritmi lenti e potenti scandiscono l’oscillare dei corpi sotto le statue circondate da luci elettriche che permettono di vedere dopo il tramonto, orario di inizio della processione, un fiume nero di corpi silenziosi sul quale il Cristo e la Madonna ondeggiano imponenti.
Un sorriso in questa giornata in cui tutto sembra austerità e rigore lo strappano i bambini e le bambine che vestite da piccole suore o da piccoli confrati, ignari nella loro innocenza del ruolo che hanno all’interno della processione, tengono per mano i genitori o i ragazzi più grandi come i boccioli attaccati ai rami che non sono e non sanno ancora che diventeranno frutto maturo.