19.00 – La pena di sette anni, inflitta oggi a Dell’Utri, tecnicamente non è altro che la rideterminazione della pena comminata nel giudizio di primo grado. Attenendosi ai principi enunciati dalla Cassazione, nella sentenza con cui un anno fa aveva annullato il primo processo d'appello, La Corte d’Assise d’Appello di Palermo, presieduta da Raimondo Lo Forti, ha considerato il giudicato riguardante i fatti fino al 1978, per i quali Dell'Utri è stato ritenuto colpevole, conformemente a quanto richiesto dal Procuratore Generale Luigi Patronaggio, mentre e' stato assolto per quelli successivi. Laconico il primo commento del politico palermitano “Ci stava l'assoluzione, ci stava anche la condanna”, “Speravo in un'altra sentenza, ma accetto il verdetto”ha poi aggiunto Dell'Utri che conclude dicendo “ci sarà la Cassazione”
“Vi è la prova che Dell'Utri aveva promesso alla mafia precisi vantaggi in campo politico e, di contro, vi è la prova che la mafia, in esecuzione di quella promessa, si era orientata a votare per Forza Italia nella prima competizione elettorale utile e, ancora dopo, si era impegnata a sostenere elettoralmente l'imputato in occasione della sua candidatura al Parlamento europeo nelle file dello stesso partito, mentre aveva grossi problemi da risolvere con la giustizia perché era in corso il dibattimento di questo processo penale”. Aveva scritto il collegio nella motivazione della sentenza del processo primo grado che, 17 anni fa, inaugurava questa lunga vicenda processuale. Verdetto parzialmente corretto in secondo grado, quando la Corte d’Appello nel giugno del 2010 riduceva a sette anni la pena per Dell'Utri, a fronte di una richiesta di 11 anni formulata dalla pubblica accusa. I giudici avevano ritenuto provati i rapporti tra Dell'Utri e la mafia fino al 1992 mentre lo avevano assolto per i fatti successivi. Aveva però retto l'impianto accusatorio, fondato sulla nota vicenda dello “stalliere di cosa nostra” Vittorio Mangano, secondo cui Dell'Utri avrebbe fatto da mediatore tra Cosa nostra e Silvio Berlusconi.
Anche questa sentenza, nel marzo del 2012, veniva parzialmente annullata dalla Cassazione, in accoglimento del ricorso della difesa di Dell'Utri. La quinta sezione penale della Suprema Corte, nelle motivazioni depositate il 24 aprile successivo scriveva: “risulta probatoriamente dimostrato il comportamento di Dell'Utri di rafforzamento dell'associazione mafiosa fino a una certa data, favorendo i pagamenti a Cosa nostra di somme non dovute da parte di Fininvest. Tuttavia va dimostrata l'accusa di concorso esterno per il periodo in cui il senatore di Forza Italia lasciò Fininvest per andare a lavorare per Filippo Alberto Rapisarda, tra il 1977 e il 1982.
Proprio su questo aspetto la Cassazione aveva disposto un nuovo giudizio davanti a una diversa sezione della Corte di Appello di Palermo, quella presieduta da Raimondo Lo Forti, che si e' pronunciata oggi. Il processo bis di secondo grado si era aperto il 18 luglio del 2012, e il 18 gennaio scorso il Pg Luigi Patronaggio aveva chiesto la conferma della pena di sette anni per Dell'Utri. Poco fa Raimondo Lo Forte ha accolta la sua richiesta.
18.15 – Dopo le dichiarazioni rilasciate in mattinata da Marcello Dell'Utri è arrivata poco fa l'ultima parole della Corte d'Assise d'Appello di Palermo, il verdetto finale: 7 anni di reclusione. Entro 3 mesi il deposito delle motivazioni della sentenza dopo di che all'ex senatore palermitano non rimarrà che il ricorso in cassazione per evitare la galera.
10.30 – Nel giorno più delicato Marcello Dell’Utri non attende in silenzio la decisione della Camera di Consiglio, ed entra apertamente nel cuore della vicenda parlando a chiare lettere dei due soggetti principali di questa vicenda processuale, Mangano e Berlusconi. “Io non ho mai aiutato la mafia, ho aiutato soltanto a Milano Vittorio Mangano, che era una persona per bene” ha affermato Marcello Dell'Utri in sede di dichiarazioni spontanee rese nell'aula di Pagliarelli davanti alla Corte d'Assise d'Appello di Palermo. L’ex senatore ancora una volta ha respinto l'accusa di essere stato mediatore nei tentativi di Cosa nostra di “agganciare” Berlusconi sul quale si è soffermato per precisare davanti ai giornalisti in attesa della sentenza che “Berlusconi è stato il mio benefattore, ma io sono stato il suo perché ho fondato Publitalia, una delle aziende più importanti del mondo”. La Corte d'Assise d'Appello di Palermo, dopo la requisitoria dell’accusa e la replica del collegio difensivo di Dell’Utri si e' ritirata, alle 10.45, per emettere la sentenza nel processo in cui il politico palermitano è imputato di concorso esterno in associazione mafiosa. Il Pg ha chiesto la per Dell’Utri la conferma della condanna a sette anni di reclusione.