Il sindaco di Blufi Calogero Puleo lancia l’allarme e in una lunghissima lettera rivolta alle più alte cariche dello Stato, ha voluto fare il punto sulle criticità che attraversa il piccolo borgo madonita, ormai ridotto all’osso.
“È passato un anno dall’inizio del mio mandato – spiega il primo cittadino – e, con rammarico, oggi sento il dovere di denunciare la situazione drammatica che sta vivendo il Comune che amministro. Blufi è un piccolissimo (il più piccolo e il più giovane) comune del comprensorio delle Alte Madonie, con meno di 1.000 anime. Abbiamo incentrato il nostro programma elettorale, assieme alla squadra con cui mi sono candidato alla carica di sindaco, soprattutto sul mantenimento, il miglioramento e il potenziamento dei servizi alla cittadinanza e l’incremento della dotazione organica dell’Ente”.
“Il mio comune – scrive Puleo – ha soltanto 8 dipendenti, e durante questa legislatura almeno tre saranno collocati in pensione. Per dare solo un’idea della delicatezza della situazione, credo sia utile segnalare che non più di trent’anni fa il personale dipendente del comune era di circa 25 unità. Dal 2014 Blufi è diventato porta delle Alte Madonie, grazie all’apertura dello svincolo Irosa; questo ha determinato un notevole incremento del traffico veicolare, soprattutto all’interno del centro abitato, ed è molto frequente, e sempre in forte crescita, il fenomeno di abbandono dei rifiuti (talvolta anche degli animali d’affezione) in diverse zone del territorio e degli appiccamenti di fuoco soprattutto nei periodi più caldi. Il comune può fare affidamento solamente su una unità di polizia municipale a 33 ore, evidentemente per nulla bastevole per la gestione degli atti amministrativi e le funzioni di controllo e monitoraggio dell’intero territorio; voglio ricordare, inoltre, che oramai da diversi anni tra l’altro non esiste più nemmeno la caserma dei carabinieri (sarebbe utile ripristinarla vista la posizione geografica). Tra il personale in servizio non c’è nessuna figura di operaio esterno (ex categoria A) – continua Puleo – per la cura del verde pubblico e anche per le piccole manutenzioni quotidiane”.
“L’ufficio tecnico comunale, composto soltanto da 2 unità stabili, un responsabile (categoria D) e una geometra a 33 ore, nonostante gli innumerevoli sforzi, non riesce più a gestire l’enorme carico di lavoro, aumentato a dismisura con il Pnrr. L’ufficio di ragioneria è gestito solamente dalla responsabile dello stesso. L’ufficio tributi è gestito soltanto da personale in convenzione. L’unica area che oggi è apparentemente meno sofferente è l’area affari generali, che tra qualche anno dimezzerà le proprie unità per via dei pensionamenti. Noto giornalmente la sofferenza di tutti i dipendenti (nessuno escluso) del comune che amministro, che quasi non possono nemmeno più ammalarsi e/o assentarsi perchè il macigno della burocrazia in primis, le incessanti scadenze e gli imprevisti quotidiani non lasciano più neanche il tempo di respirare. Il mio comune rischia oramai quotidianamente di mettere a repentaglio non solo la possibilità di attingere a probabili finanziamenti (specialmente tutti quelli con scadenze brevi o erogati attraverso la pratica del click day), ma anche di non potere garantire i servizi “minimi e indispensabili” e probabili contributi economici sia alla cittadinanza che alle attività economiche presenti nel territorio comunale (perché oramai da diversi anni quasi tutto è veicolato attraverso gli Enti locali). Credo sia fondamentale restituire oggi la serenità necessaria e la giusta dignità (“che meritano”), in primis, ai dipendenti comunali (li voglio definire eroi), e successivamente a chi oggi è stato chiamato ad amministrare la propria comunità”.
“Non si può più continuare a lavorare e ad amministrare in condizioni disumane e senza le necessarie risorse economiche ed umane – si legge ancora nella lettera del primo cittadino -. Il più semplice dei servizi o anche il più piccolo degli acquisti o dei lavori o l’erogazione di un piccolissimo contributo dipendono da una serie di atti amministrativi che per essere prodotti e gestiti necessitano della presenza costante e continua di adeguate risorse umane ed il mio comune oggi non è più nelle condizioni ottimali per la gestione degli stessi. Non è più possibile che l’ente che amministro con un bilancio sano e un avanzo di amministrazione libero considerevole non possa oggi essere nelle condizioni di assumere nuove unità o non possa spendere almeno una parte dello stesso (avanzo) per garantire e anche migliorare o incrementare i servizi alla cittadinanza”.
“L’Italia ha ricevuto dall’ Europa più di 200 miliardi di euro per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (tra l’altro secondo i criteri Europei per diminuire il gap infrastrutturale ed economico tra nord e sud) ed è assurdo che una parte di esso non possa essere erogato da parte dello Stato, anche come contributo o fondo straordinario (ed eventualmente anche e soltanto per il periodo del Pnrr) per essere utilizzato dai comuni (soprattutto dai più piccoli) per ripristinare le figure mancanti in pianta organica e dall’altro lato per assicurare la continuità (ribadisco) dei servizi minimi e indispensabili per la cittadinanza (perché non esiste una misura destinata ai servizi ? perché nessuno ne parla ?) A cosa serviranno gli innumerevoli investimenti previsti dal Pnrr (tra l’altro soltanto per chi riuscirà ad ottenerli) se non siamo più (ormai da diversi anni) in grado di garantire quel minimo di vivibilità ai nostri cittadini? Il comune di Blufi, così come tantissimi altri comuni, già sofferenti perché appartenenti ad aree marginali o interne, necessitano di maggiori attenzioni da parte dello Stato e della Regione, necessitano di regole più semplici, di misure economiche e finanziarie che tengano conto anche dello spopolamento che è avvenuto negli ultimi decenni, di misure fiscali agevolate per chi ha deciso di rimanere e per chi sarebbe intenzionato a ritornare e per tutte le attività economiche esistenti e che potenzialmente potrebbero nascere (cito l’esempio della probabile istituzione delle zone franche montane)”.
“La gente chiede principalmente servizi, manutenzioni ordinarie e straordinarie, riqualificazione e rigenerazione urbana, e la maggior parte di chi amministra oggi spesso, e lo ripeto nuovamente, non è più in grado di assicurare neanche i servizi minimi e indispensabili che una comunità merita di avere. Troppi vincoli di finanza pubblica, troppe procedure amministrative, troppi cavilli burocratici talvolta, a mio modesto parere, evitabili, specialmente per i piccoli comuni. Ai piccoli comuni servirebbe un Tuel molto più snello dell’attuale. Il caro energia, l’impossibilità di assumere, la carenza sempre più accentuata di risorse umane ed economiche, la crisi innescata dalla pandemia e dal post pandemia (che pure aveva messo in evidenza e al centro della politica il ruolo preziosissimo degli amministratori, ai quali voglio aggiungere nuovamente il ruolo “fondamentale” dei dipendenti comunali, dall’emergenza alla risposta di prossimità ai bisogni dei cittadini; la pandemia tra l’altro ha accentuato le diverse problematiche già esistenti negli enti locali, problematiche che hanno generato un deficit tale che impedisce alle amministrazioni comunali di portare avanti i propri programmi) hanno messo in serio pericolo la sopravvivenza degli enti locali”.
Poi conclude: “Perché ancora oggi, a distanza di più di un anno dalla fine dello stato di emergenza, nessuno si preoccupa di ridare la giusta serenità e dignità a tutti i sindaci e gli amministratori che ogni giorno si spendono per le proprie comunità? Dove sono le tanto proclamate semplificazioni? Quali sono stati gli effetti positivi del patto di stabilità? Perché nessuno parla di tutto ciò? Quante altre responsabilità e problematiche graveranno sugli amministratori locali in futuro? I comuni oggi, con gran fatica, cercano di resistere anche grazie al preziosissimo supporto proveniente dal mondo del volontariato (mi riferisco ai volontari di protezione civile, ai volontari del servizio civile Nazionale, alle diverse realtà associative presenti nelle nostre comunità), ma non possiamo continuare a sperare soltanto sul volontariato; oggi occorrono maggiori certezze e maggiori garanzie che possano ristabilire quella necessaria serenità a tutti gli enti locali e a tutti coloro che sono stati chiamati ad amministrali per potere guardare con maggiore ottimismo al presente e al prossimo futuro. Avrei tanto altro da riferire, ma credo sia bastevole per trasmettere il mio personale (ma non solo) stato di malessere che vivo quotidianamente (assieme a chi mi collabora), nonostante non mi sia mai fermato un istante dall’inizio del mio mandato. Per quanto sopra, sono a chiedere alle SS.VV. di voler convocare un incontro per poter adeguatamente discutere delle possibili soluzioni alla situazione appena segnalata”.