PALERMO (ITALPRESS) – Una vita a fianco dei giovani, con lo studio come strumento di crescita e l’educazione come meccanismo preventivo per salvarli dal degrado e dai pericoli dell’esistenza. Una missione che Don Angel Fernandez Artime, presbitero di nazionalità spagnola e decimo successore di Don Giovanni Bosco alla guida della comunità salesiana, ha portato avanti in 108 Paesi del mondo e che gli è valsa il conferimento della laurea honoris causa in Scienze pedagogiche, corso di laurea magistrale (LM-85) all’Università di Palermo. La cerimonia si è svolta nell’aula Magna di Palazzo Steri, alla presenza del magnifico rettore Massimo Midiri e di una commissione apposita.
Un riconoscimento arrivato per la capacità di apertura dimostrata da Don Artime e portata avanti seguendo l’insegnamento di Don Bosco, la cui comunità è attiva in 134 paesi al mondo e operativa da 160 anni (120 a Palermo). L’assistenza al percorso di crescita di tanti giovani lo ha reso un riferimento del panorama pedagogico, in particolare per aver attualizzato il sistema di educazione preventiva in un contesto dove il digitale appare come prevalente sul reale, spingendo i ragazzi verso un isolamento dalla vita vissuta.
“Questo titolo è un riconoscimento del ruolo prezioso di un’istituzione religiosa che, richiamandosi al carisma del fondatore, condivide i valori del nostro ateneo – afferma Midiri, – La peculiarità dei salesiani è occuparsi giorno per giorno di intercettare bisogni, desideri e aspettative dei nostri ragazzi e allo stesso tempo dare loro pronte risposte”. Le similitudini con il panorama universitario risiedono, secondo il rettore, nel fatto che “l’Ateneo punta a essere un riferimento non solo per chi vi studia, ma per l’intera cittadinanza. Le giovani generazioni si affidano a noi per la crescita scientifica, culturale e morale: il mio auspicio è che il paradigma educativo salesiano diventi modello di confronto per la nostra comunità accademica”.
Nel leggere le motivazioni del conferimento della laurea honoris causa Francesca Pedone, coordinatrice del corso di Scienze pedagogiche, ha evidenziato “la capacità di trasformare l’insegnamento di Don Bosco in scelte didattiche ed educative, l’intreccio tra la costanza nell’apertura e l’interesse per gli strumenti messi a disposizione dalla cultura, la trasformazione di un metodo pedagogico in uno stile di vita. Don Artime ha messo ogni ragazzo e ragazza al centro, parlando loro come un genitore amorevole e applicando insegnamenti preventivi contro l’ignoranza e la devianza”. Sulla perseveranza del successore di Don Bosco si focalizza anche Gioacchino Lavanco, direttore del dipartimento di Scienze psicologiche e pedagogiche, secondo il quale “il maggior debito della pedagogia salesiana è stare ogni giorno tra la gente senza mai fermarsi e avendo attraversato momenti storici terribili”.
Alla lettura delle motivazioni ha fatto seguito la laudatio nei confronti di Don Artime, letta dalla docente di Pedagogia speciale Alessandra La Marca, la quale si è soffermata sui “percorsi di crescita personale che sono stati offerti ai ragazzi in momenti di grave crisi, penso soprattutto alla pandemia negli ultimi tempi. Don Artime è una figura esemplare per chi ha conseguito e per chi conseguirà la laurea in questo corso”.
Il presbitero spagnolo ha concluso la cerimonia con una lectio magistralis intitolata ‘La pedagogia salesiana tra attualità e futurò: una narrazione che ha accomunato esperienze personali accanto ai ragazzi (in Africa e Sudamerica) e strumenti didattico-religiosi per guidarli nel loro futuro. “Ragione, religione e amorevolezza sono la guida della mia azione, come del resto lo erano per Don Bosco – spiega Don Artime, – Attuare il sistema preventivo nella loro educazione significa accompagnarli passo dopo passo nel senso profondo della vita. Un educatore deve sempre avere vocazione, amore e spiritualità, assumendo se necessario le sembianze di un padre, una madre, un fratello o una sorella”.
La sua riflessione si concentra anche sul sistema universitario, evidenziando come “investire nell’educazione è fondamentale. L’istruzione deve sapersi collegare alle realtà più difficili e coinvolgere quanti più giovani possibile, offrendo loro progetti per il futuro”. Un compito che per Don Artime non è semplice nella realtà contemporanea, soprattutto a causa di una mentalità troppo improntata al digitale: “Le trappole del mondo virtuale, come anche del mondo reale, sono tante e il nostro compito è evitare che i ragazzi ci finiscano dentro. Il virtuale ha enormi potenzialità, ma rischia di condurre i ragazzi all’apatia e a una diminuzione del discernimento”.
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(ITALPRESS)
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