Piazza del Popolo gremita per i saggi di fine anno della scuola di teatro delle OTqA (Officine Teatrali Quinta Armata). Il lungo lavoro invernale si è visto ed è stato apprezzato dal pubblico che, venerdì sera, ha affollato la piazza. “Un anno di teatro è difficile da raccontare – afferma Santi Cicardo -. Perché è fatto di molte cose: di lettura delle drammaturgie classiche e contemporanee, di ascolto, di esercizi sulla comprensione del testo ma anche della comprensione del corpo, di sé e delle dinamiche del gruppo. Perché il teatro è scoperta. Ti insegna la fatica e la gioia dell’essere insieme. E non solo face to face, cosa già inconsueta in questo mondo tecno-mediato, ma persino corpo a corpo, voce a voce, che è ancora più vero diremmo in teatro”.
E che il corpo, i muscoli, la voce, siano stati protagonisti delle rappresentazioni di fine anno lo si è proprio visto bene nei due saggi proposti. Il primo degli Junior che, in un tempo di guerra, ci hanno raccontato la possibilità di fabbricare pace, di coabitare andando al di là di vecchi dissidi e rancori, e di non dimenticare, ogni tanto, di fare i “bagni di luna” ovvero di non smettere di sognare. E il secondo, degli allievi del corso avanzato, che a partire dal ciclo tebano, ci hanno proposto “Stasis. Anatomie famigliari” mostrando una straordinaria presenza scenica. Così il pubblico commentava: di essere rimasto catturato dalla potenza espressiva di questi allievi, anche laddove magari smarriva la trama. Ed è questo che vuole il teatro, catturare l’attenzione, chiederla, tenerla, per poi avviare un dialogo tra gli spettatori, o più semplicemente tra lo spettatore e sé stesso.
“E questa capacità di concentrarsi, di tenere mente, corpo e voce insieme, per poter essere, ognuno a suo modo, presente nella scena, e soprattutto nella scena della vita, è una delle cose che si apprendono a teatro. A questo proposito ricordo allievi timidi hanno tirato fuori ora l’allegria, ora l’assertività, ora la sensualità persino, o la capacità d’ascolto, perché essere insieme è proprio questo, non solo saper stare, ma saper accogliere e ascoltare”.
I nuovi corsi di teatro che le OTqA proporranno all’inizio della prossima stagione autunnale, sia sulle Madonie che a Palermo, daranno spazio, quindi, a tutto ciò che riguarda la crescita “dall’indispensabile lettura e decodifica delle drammaturgie classiche e contemporanee, di volta in volta adatte per più piccoli e più grandi, agli training corporeo, al rigore, alla disciplina, ma anche alle risate, alla spontaneità, alla commozione, alla scoperta, insomma alla lettura e alla decodifica dell’esistenza. Almeno un po’”, ha concluso Santi Cicardo. Foto sono di Natale Sottile