Negli ultimi anni, l’introduzione di farmaci innovativi ha modificato profondamente l’approccio terapeutico. “Continuiamo ad avere un bisogno cruciale: una presa in carico tempestiva, continuativa e realmente personalizzata dei pazienti – evidenzia Buzzetti -. Nonostante l’innovazione farmacologica abbia aperto scenari straordinari, queste opportunità terapeutiche non sono ancora garantite a tutti i pazienti in modo uniforme. E’ necessario assicurare un accesso equo all’innovazione, superando disomogeneità regionali e ostacoli burocratici. A ciò si aggiunge l’urgenza di promuovere una maggiore educazione e consapevolezza, affinchè il paziente sia parte attiva nel proprio percorso di cura e comprenda pienamente il valore dell’aderenza terapeutica e dei controlli periodici. Il diabete di tipo 2, inoltre, richiede una gestione multidimensionale, che consideri non soltanto gli aspetti metabolici, ma anche il carico psicologico, sociale e funzionale della malattia. Serve un’integrazione più solida tra i diversi livelli di cura. Infine, i pazienti chiedono oggi un’assistenza più “vicina” – non solo in senso geografico, ma anche relazionale”.
Negli ultimi mesi si è parlato del passaggio dalla distribuzione ospedaliera alla convenzionata per alcune classi di farmaci, inclusi gli antidiabetici. Quale impatto può avere questa misura sulla qualità di vita dei pazienti? “La distribuzione tramite farmacie territoriali rappresenta una svolta di sistema per la gestione delle cronicità in Italia e, nel caso del Diabete di Tipo 2, può tradursi in un impatto molto positivo sotto diversi profili – replica -. In termini di aderenza terapeutica, significa ridurre barriere logistiche e psicologiche che spesso compromettono la continuità delle cure. Le persone con diabete devono già confrontarsi quotidianamente con monitoraggi, visite e comorbidità: semplificare l’accesso alla terapia è un atto concreto di attenzione verso la loro quotidianità. Sul piano della prossimità, questa misura rafforza il ruolo della rete territoriale, valorizzando le farmacie come presidi di salute pubblica. La farmacia non è soltanto un luogo di dispensazione, ma può diventare uno snodo di orientamento e supporto, soprattutto nei piccoli centri e nelle aree interne. In ottica di equità, questa riforma può contribuire a ridurre le disuguaglianze territoriali, garantendo un accesso più omogeneo all’innovazione terapeutica, indipendentemente dalla Regione o dalla distanza da un centro diabetologico”.
Infine, semplificare le modalità prescrittive e i percorsi di cura: quanto ritiene importante questo intervento? “Garantire un accesso equo e tempestivo alle terapie è una priorità per la salute pubblica – ribatte Buzzetti -. Semplificare le modalità prescrittive, nel Diabete di Tipo 2, significa rimuovere ostacoli che spesso compromettono l’aderenza terapeutica: burocrazia eccessiva, moduli disomogenei, rinnovi frequenti e vincoli prescrittivi non sempre giustificati. L’utilizzo appropriato di farmaci innovativi richiede percorsi più lineari, digitalizzati e uniformi. Rendere il sistema più semplice non vuol dire banalizzare, ma costruire un modello clinicamente solido, centrato sul paziente. Inoltre, la semplificazione può aiutare a superare le disuguaglianze legate al territorio e alla disponibilità di specialisti, garantendo pari opportunità terapeutiche su tutto il territorio nazionale. E’ una misura che incide direttamente sulla qualità dell’assistenza e sull’equità del sistema”, conclude.
– foto Esperia Advocacy –
(ITALPRESS).