Al teatro comunale “Salvatore Cicero” di Cefalù, arriva “Marea”, la rassegna di teatro contemporaneo con la direzione artistica di Santi Cicardo. Uno spaccato della scena teatrale contemporanea italiana in sei imperdibili appuntamenti. “Mi auguro – spiega l’attore e regista madonita – che tra gli spettacoli scelti e il pubblico, ovvero tra attori e ‘spettAttori’, si possa creare quella misteriosa attrazione e complicità che durante una marea si crea tra luna e mare. Un omaggio al borgo normanno e alle sue acque”.
Si parte il 16 febbraio alle 19, con “Polifemo innamorato”, di e con Giovanni Calcagno, musiche e canti di Puccio Castrogiovanni e occhio esterno di Alessandra Pescetta. Una vicenda mitica vissuta dai personaggi che rivivono nei corpi delle marionette corporee di Bianca Bonaconza. La narrazione, si intreccia con l’azione danzata dei giovani danzatori. L’1 marzo sbarcheranno in teatro Luca Comastri, Massimo Macchiavelli, Tania Passarini, Fraternal Compagnia Aps con “Masquerade Mask”. Lo spettacolo, è un tributo a tutti i personaggi della cultura tradizionale teatrale italiana: dal vecchio mercante veneziano Pantaleone, ai servitori, dal Dottore ai Capitani, nobili e amanti. I personaggi, con i loro scherzi e le loro battute, affrontano temi sociali fondamentali: il potere dell’amore, l’amore per il potere, la fame e la miseria dei meno fortunati e la magia, che è essenziale per cambiare in meglio le loro vite.
Terzo appuntamento sabato 15 marzo con “Arte_Mi_Sia. Inchiesta sul bello e l’osceno” di Santi Cicardo, con Enrica Volponi Spena e Francesco Gulizzi, Officine Teatrali quintArmata/Casa Teatro, ambienti video e sonori di Leonardo Bruno, attrezzisti Manuela D’Amico e Francesco Gulizzi. È il 14 maggio 1612, quando mezza Roma accorre nelle sinistre aule dell’Inquisizione, per l’atteso giorno del giudizio sulla denunzia che il padre di Artemisia Gentileschi, giovane e brillante artista, ha sporto presso il papa Paolo V. Nell’umida e oscura sala di Tor di Nona, le parole di Orazio Gentileschi rimbombano nella mente di ognuno: “Agostino Tassi ha deflorato mia figlia Artemisia e l’ha forzata a ripetuti atti carnali, dannosi anche per me, Orazio Gentileschi, pittore e cittadino di Roma, povero querelante, tanto che non ho potuto ricavare il giusto guadagno dal suo talento di pittrice”. In un ambiente che ricorda uno studio di registrazione, due attori studiano e ripercorrono le tappe fondamentali della vicenda della pittrice, finendo per immedesimarsi nei personaggi che scoprono nelle pagine degli atti del processo.
Il 12 aprile è il turno di “Accamora. Ovvero tutto su mia madre”, di Paolo Mannina, con Paolo Mannina, Luigi Maria Rausa, Chiara Muscato, Babel/Mediterranea Antartica/Teatro L’Idea. “Accamora”, racconta le dinamiche paradossali e a tratti surreali di una famiglia siciliana tenuta insieme dall’amore caparbio di una donna vedova e trascurata dai figli, che vive in mezzo ai ricordi di un tempo perduto e mai più ritrovato. Al centro della pièce una madre mediterranea, nella fattispecie sicula, ma potrebbe essere spagnola o tunisina, greca o araba, archetipo di tutte le madri: madre natura, madre-padre, madre-lingua, madre-cibo, madre cultura; e i suoi figli: Francesco, aspirante artista in costante fuga da lei; e Aurora, eternamente fidanzata e con un segreto da custodire. Sullo sfondo, la provincia siciliana dove vecchio e nuovo convivono in un equilibrio precario. Un irresistibile ballo di famiglia con un crescendo di comicità e dramma che vede ciascuno dei personaggi muoversi in bilico fra sé stesso e l’altro, passato e presente, verità e menzogna, amore e disamore.
Penultimo appuntamento con “La Fabbrica degli Stronzi”, sabato 10 maggio, con Tommaso Bianco, Francesco d’Amore, Luciana Maniaci e Maurizio Sguotti, Compagnia Maniaci d’Amore. Uno spettacolo che nasce dall’incontro tra due giovani compagnie, la ligure Kronoteatro e il gruppo torinese Maniaci d’Amore, tra le più attive della scena indipendente italiana. Diverse tra loro, ma accomunate da uno sguardo impietoso sul reale, le due realtà teatrali hanno creato “La Fabbrica degli Stronzi”. Titolo che non passa indifferente, ovviamente, per una storia che porta lo spettatore in un mondo isterico e meschino, fatto esclusivamente di vittime. Un mondo dove la colpa di ogni sofferenza, frustrazione e sventura, è sempre attribuita a qualcun altro: e se un responsabile non c’è, lo si inventa. Con livido umorismo e qualche baluginio di tenerezza, lo spettacolo indaga attraverso tre quadri: la coppia, la famiglia e il gruppo. Il gusto tutto contemporaneo di riconoscersi non in chi agisce, ma in chi subisce, ovvero la gara popolare a chi brucia di più nell’inferno che sono gli altri. Ecco quello che potrebbe essere definito il “paradigma vittimario”, così radicato oggi nella psicanalisi, nei media, nella famiglia, nel nostro modo di abitare il mondo. Quattro attori affrontano un turn over di personaggi, danno vita a uomini e donne infelici, arrabbiati, che non sanno dare un nome alla loro frustrazione. Chiamano dunque in causa le madri, i padri, i fidanzati, ma anche i dirimpettai, i colleghi, i vicini di sedile sui tram, i padroni di cani che non raccolgono mai le feci. L’universo evidentemente congiura per rendere amara la loro vita. A tenerli
in piedi, il loro stesso sentimento di essere stati danneggiati e offesi. Lo stile sospeso, surreale,
dei “Maniaci d’Amore” si sposa così, con quello abrasivo, amaro, di Kronoteatro, in un lavoro originale
che segna un capitolo interessante della nuova scena teatrale italiana.
Chiude la rassegna Ninni Bruschetta con “Il mio nome è Caino”, di Claudio Fava. Chi è Caino? Nome archetipo di tutti i tradimenti e le violenze, primo omicida consacrato dalla storia a incarnare la violenza assoluta, Caino è il male. Oppure, oggi, Caino potrebbe essere chiunque, uno di noi, cui è toccato, per destino o per scelta, il “mestiere” di assassino. Claudio Fava prova a far parlare questo Caino del nostro tempo, un sicario mafioso senza scrupoli. Senza giustificazioni o pentimenti. A dare voce e corpo a Caino è Ninni Bruschetta, amato dal grande pubblico per la sua vivida presenza nel cinema e in tv, e al tempo stesso attore teatrale raffinatissimo e incisivo. Con Bruschetta, il protagonista di questo racconto si svela come un uomo fedele a sé stesso e al proprio destino, fino a che non intuisce che da qualche parte della città c’è Abele, l’Altro da sé, che lo aspetta perché il sacrificio si compia. Ad accompagnare Ninni Bruschetta sul palco è la compositrice e direttore d’orchestra Cettina Donato, al pianoforte, con una presenza viva della musica che sostiene, improvvisa, accompagna, spinge e incalza Caino a raccontare e raccontarsi.
“Felice di poter firmare la direzione artistica di ‘Marea’ – conclude Santi Cicardo – un grazie al sindaco Daniele Tumminello e all’assessore Saro Lapunzina per questa meravigliosa opportunità”. Tutti gli spettacoli, avranno inizio alle 19. “Marea”, è stata realizzata in collaborazione con Officine Teatrali quintArmata e Latitudini – Rete Siciliana di drammaturgia contemporanea.