Cronaca

“Salviamo Monte Mufara”, il presidio di protesta contro i lavori dell’osservatorio

Un presidio di protesta contro i lavori di costruzione dell’osservatorio astronomico FlyEye sulla cima di Monte Mufara, in piena zona A di tutela integrale del Parco delle Madonie. Ad organizzarlo le associazioni ambientaliste Club Alpino Italiano, Gre, Italia Nostra, Legambiente Sicilia, Lipu e Wwf. Il presidio si terrà venerdì 6 settembre dalle ore 12 alle ore 16.30 a Piano Battaglia, in occasione della cerimonia di posa della prima pietra organizzata dell’Agenzia Spaziale Europea e dall’Agenzia Spaziale Italiana, anche se i lavori sono già iniziati da alcuni giorni. Il presidio, promosso dalle associazioni ambientaliste e aperto alla partecipazione di altre associazioni, di cittadini e di organizzazioni sociali, rientra nell’ambito delle azioni programmate e intraprese da anni a difesa di Monte Mufara, uno dei siti di maggiore interesse naturalistico del Parco delle Madonie ed emergenza geologica tutelata anche dal Geopark-Unesco, e per fare rispettare le norme ordinarie a tutela delle aree protette e del paesaggio.

Le associazioni protestano perché i lavori sono iniziati in assenza di alcune autorizzazioni e pareri (Consiglio Regionale per la Protezione del Patrimonio Naturale, decreto dell’Assessore Regionale Territorio e Ambiente per le opere di interesse statale) e soprattutto, perché non hanno tenuto conto di un provvedimento della Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali di Palermo che nel 2022 ha declarato la improcedibilità dell’opera per violazione di un vincolo di inedificabilità assoluta.

Le opere sono imponenti: interessano infatti una superficie di 800 metri quadrati con 3.540 metri cubi di volume edilizio e un edificio di altezza di oltre 13 metri fuori terra e prevedono la realizzazione di una nuova strada carrozzabile per l’accesso sulla cima integra della montagna ed un parcheggio a servizio dell’osservatorio. “Questa vicenda – spiegano le associazioni – si caratterizza per crescente arroganza, dal rifiuto ad ogni confronto di merito innanzitutto da parte di dell’Agenzia Spaziale Europea, dell’Agenzia Spaziale Italiana, della Regione Siciliana ed dell’Ente Parco delle Madonie, sino alla protervia nel cambiare ripetutamente le leggi di tutela i cui vincoli ordinari non consentivano ed in parte non consentono tutt’oggi la realizzazione di quest’opera”.

I lavori previsti dureranno oltre 600 giorni ed in questo periodo le associazioni ambientaliste hanno programmato diverse iniziative, da quelle legali a quelle di contro-informazione, compresa la creazione di una pagina social dedicata ed il monitoraggio attento dei lavori, per fermare le ruspe, evitare di forzare ulteriormente le procedure e cercare di perseguire invece le soluzioni alternative possibili proposte da mesi e che riguardano la ricerca di un sito alternativo (come Monte San Salvatore) e la contestuale modifica del progetto che prevede attualmente spazi e volumi edilizi non essenziali per la ricerca scientifica.

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