Gioco pubblico, tutto quello che di sbagliato si dice sull’azzardo

Redazione

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Gioco pubblico, tutto quello che di sbagliato si dice sull’azzardo
Una nota per mettere in evidenza gli errori ma soprattutto i pregiudizi che aleggiano sul gioco d’azzardo legale

20 Luglio 2024 - 09:41

Sono diversi i luoghi comuni e gli stereotipi che aleggiano sulla filiera del gioco pubblico e legale. A prendere posizione, stavolta, sono le associazioni di categoria, che chiariscono e mettono in evidenza alcuni evidenti errori di valutazione.

Una nota per mettere in evidenza gli errori ma soprattutto i pregiudizi che aleggiano sul gioco d’azzardo legale. È questa la mossa che ha deciso di compiere il Sapar, l’associazione nazionale che cura e gestisce gli interessi dei gestori del gambling del nostro paese.

Come spiega la redazione di Slot Mania, la decisione è stata presa in particolar modo dopo la pubblicazione del volume “Il Libro Nero dell’azzardo” in cui sono stati commessi alcuni errori di valutazione. Il primo, spiega il Sapar, è un errore di valutazione e soprattutto di definizioni. I 150 miliardi di euro di raccolta, infatti non rappresentano la spesa effettiva. La prima infatti è l’ammontare complessivo delle puntate di tutti i giocatori, la seconda invece si ottiene facendo la differenza tra raccolta e vincite. Altro errore è quello relativo alle perdite: dei 22 miliardi di euro spesi in scommesse, puntate o simili, la metà finisce infatti nelle casse dell’Erario statale, trasformandosi in gettito da utilizzare per servizi e opere di bene collettivo. Come si legge sempre nella sezione notizie di Slot Mania, infatti, il gambling italiano contribuisce per 11 miliardi di euro alle casse dello Stato, molto di più ad esempio di quanto fa il settore energetico o quello dei prodotti alcolici.

Altri falsi miti messi in evidenza dalla redazione di Slot Mania riguardano più da vicino i cittadini e in particolare i siciliani. Il primo è quello relativo alla spesa pro capite, indicata nel Libro Nero come pari a 1.926 euro quando invece, sottraendo le vincite, arriva a 81 euro annuali. Il secondo ci porta proprio in Sicilia perché si parla di città come Messina, Palermo e Siracusa, dove la spesa supera i 3.200 euro. Ancora una volta però si confonde il termine “spesa” con quello di “raccolta”.

Demonizzare il gioco d’azzardo, però, non porterà a nessuna soluzione. Anzi, può generare un pericoloso effetto contrario. Avere una filiera controllata, gestita e monitorata dallo Stato, infatti, permette di arginare il gioco illegale e criminale, una piaga particolarmente aperta nella nostra regione. “Il gioco d’azzardo in Italia non e’ soltanto un importante comparto economico ma, come dimostrano diverse inchieste giudiziarie svolte anche in Sicilia, costituisce un settore utilizzato dalle mafie per riciclare denaro di provenienza illecita e un problema di salute pubblica”. Ha spiegato Pierpaolo Romani, coordinatore nazionale di Avviso Pubblico, ai microfoni del TG regionale della Rai.

Demonizzare e colpire la filiera pubblica del gioco è un grande rischio, insomma. Quello che serve è comunicazione, informazione, sensibilizzazione. Scevra però da luoghi comuni e stereotipi, che bloccano la crescita di un settore virtuoso, che partecipa al gettito erariale e che crea occupazione. È per questo che gli esperti richiedono a gran voce una riforma del settore tradizionale e fisico, che si vada ad aggiungere a quella dell’online. 

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