Tecnicamente non è una cessione di titolo, ma una incorporazione, Partinico e Ac Geraci si fondono insieme per creare un’unica società che, però, porterà il nome del Partinico e giocherà a Partinico.
In sostanza, quindi, il dato di fatto è che, dopo anni contraddistinti da grandi successi ottenuti sul campo, il Geraci si ferma. “Non c’è più una visione comune! – afferma con amarezza il patron Francesco Giaconia – ci siamo imborghesiti! Non c’è più quello spirito di entusiasmo e volontariato che è stato il segreto del nostro successo! Quando alla fine di questa stagione abbiamo fatto il punto ci siamo resi conto che stavamo letteralmente per precipitare in un burrone. L’eccellenza è diventato un campionato in cui di dilettantistico non c’è più niente. Una categoria dove imperversa il fenomeno dei procuratori, o sedicenti tali, che fanno il bello e il cattivo tempo a spese dei giovani calciatori. Lo dico chiaramente noi con i procuratori non ci siamo mai capiti e non ci capiremo mai”
“Poi c’è un altro elemento – sottolinea Giaconia – che è stato in questi due anni sotto gli occhi di tutti ed è inutile fare finta di non vederlo. La presenza del pubblico geracese e madonita non è più quella di qualche anno fa. Andate a vedere le foto degli spalti negli anni in cui giocavamo a Fasanò e confrontatele con quelle degli ultimi due anni, il confronto purtroppo è impietoso. Anzi voglio ringraziare di cuore quella trentina di persone che ci sono state sempre vicini, ogni domenica, in casa e fuori. Per anni l’entusiasmo del pubblico è stato il nostro motore, oggi quel motore è venuto meno come è venuto meno il senso di sacrificio e la disponibilità di chi ha orbitato attorno al calcio a Geraci! Quest’anno purtroppo non abbiamo remato sempre tutti nella stessa direzione, è questo ha lasciato delle conseguenze che hanno avuto il loro peso in questa difficile scelta. Poi ci sono anche i costi di gestione del campo che sono veramente alti, e tutti gli altri costi che orbitano attorno a questo sport che stano diventando davvero impensabili per un campionato dilettantistico. Non sono sufficienti 200 mila euro per portare a termine un campionato di eccellenza, sono somme esorbitanti specie nell’ambito di una comunità”
“Sono stati anni bellissimi e non li dimentico – ricorda Giaconia – dal 1993 quando con un gruppo di amici ci siamo cimentati per la prima volta nella dirigenza del Geraci. Abbiamo fatto 7 anni di calcio, fra terza e seconda categoria, piena di sorrisi e ricordi indelebili.
“Poi ci siamo fermati e dopo circa 6 anni sono tornato, sempre con un affiatato gruppo di amici, a guidare il Geraci. Volevamo riportare il calcio a Geraci e forse, in realtà, lo abbiamo portato per la prima volta, quando nel 2010-2011 affidiamo la squadra al compianto Peppe Cammarata. Lui è stato un educatore per tutti noi, ha fatto capire per la prima volta a Geraci cosa è il calcio. Ha preso la squadra in corsa e, da quartultimi che eravamo, quell’anno abbiamo fatto i play off e, l’anno successivo, abbiamo vinto il campionato di seconda categoria. L’anno successivo vinciamo anche il campionato di prima categoria! Certo, il dolore per la tragica scomparsa di Peppe Cammarata ci ha segnato profondamente ma, grazie ai suoi insegnamenti, eravamo già avviati verso la vittoria, conquistando il campionato di Promozione, questo voglio ricordarlo con forza, perché ha a che fare con le scelte di questi giorni, con una grossa componente di giocatori geracesi e madoniti. A distanza di pochi anni e di una sola categoria, invece, ci siamo trovati costretti a reclutare giocatori stranieri, con le enormi difficoltà e dispendio di energie, anche economiche, che questo ha comportato.”
“Voglio ricordare – prosegue Giaconia – anche gli anni belli di Fasanò, dove ci sembrava di giocare per tutte le Madonie. Nel 2018 abbiamo fatto un altro salto di qualità grazie a mister Nardi, vinciamo il campionato di promozione in una stagione che rimarrà nella memoria di tutti gli sportivi madoniti grazie alla sfida per il primato ingaggiata con il Gangi, sembra passato un secolo, invece sono solo pochi anni, ma chi segue e ama il calcio non può far finta di non vedere come siano cambiate le cose da allora ad oggi. Sembra che il calcio non sia più un sport popolare alle nostre latitudini, e non parlo solo di Geraci”.
“Portare il Geraci in eccellenza è stato un piccolo miracolo calcistico. Ci siamo dovuti trasferire a Castellana Sicula, il che ha comportato non pochi problemi per noi e per i nostri sostenitori, ma abbiamo portato avanti la sfida con ottimi risultati. Ricordo il 7° posto del primo anno con Bognanni e il 5° posto dell’anno successivo, prima che il campionato venisse bloccato a causa del Covid”.
“Dopo la sosta di un anno, dovuta alla pandemia, abbiamo deciso di riprendere dal campionato di prima categoria. Se negli ultimi anni abbiamo continuato a fare calcio è stato grazie a quella scelta, altrimenti la decisione di oggi sarebbe stata fatta già qualche anno fa.”
“Alla ripartenza dalla prima categoria vinciamo subito il campionato con mister Mineo. Poi, finalmente torniamo a giocare a Geraci e vinciamo anche il campionato di promozione con Mirto, segno, senza falsa modestia, che le squadre a Geraci le abbiamo sempre sapute fare, senza la “manina” oggi troppo ingombrante dei procuratori. Il ritorno a Geraci però, nonostante il nuovo campo, non ci dà quelle soddisfazioni che aspettavamo, il pubblico non è mai stato numeroso.”
“La stagione scorsa è stata la più difficile dagli anni ’90 ad oggi. Siamo partiti in ritardo e abbiamo attraversato una stagione dannata da infortuni, espulsioni e una gestione difficile dello spogliatoio, anche per la massiccia presenza di giocatori stranieri. E quando i risultati non venivano non siamo stati bravi a tenere calma e sangue freddo. Quando, a fine stagione, abbiamo tirato la linea abbiamo deciso di fermarci.”
“L’intenzione – conclude Giaconia – è quella di fare una pausa di riflessione per capire perché la comunità madonita non ha seguito più il Geraci specie in un campionato avvincente come l’eccellenza. Sicuramente qualcosa abbiamo sbagliato, ma abbiamo evitato il peggio, Ci siamo fermati prima del burrone! Lancio un appello alla Lega Dilettanti, occorre rivedere le regole, specie quelle che riguardano l’ingaggio dei giocatori, altrimenti il campionato di eccellenza entrerà in una crisi difficilmente reversibile. Occorre ritrovare lo spirito dilettantistico che dovrebbe contraddistinguere questa categoria”