Lo scorso 10 aprile, presso il dipartimento di Ingegneria dell’Università di Palermo si è tenuto il seminario sulla gestione dei servizi rifiuti e idrico in Sicilia, tra rigenerazione e sostenibilità. L’evento è stato organizzato dalla Fondazione Dusmet e dall’Osservatorio Giuridico Legislativo della Conferenza Episcopale Siciliana, con la segreteria organizzativa dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Palermo e la collaborazione di Confservizi, Anea, Laboratorio Utilities Enti Locali, Osservatorio Gocce d’Acqua e il patrocinio dell’Ars e della Regione Siciliana, SRR4 CL Sud, Impianti SRR ATO Sud , UniCT e UniPA
Fra i partecipanti il segretario generale della Fondazione Dusmet, avvocato Michele Pivetti Gagliardi, il direttore del Dipartimento di Ingegneria dell’Università di Palermo, professore Antonio Valenza, il presidente della SRR Ato 4 sud, dottor Vincenzo Marino, l’amministratore Unico di AMAP SpA, Alessandro Di Martino, il presidente Ordine Ingegneri Palermo, professore Vincenzo Di Dio ed ancora il Vescovo Emerito di Monreale, Sua Eminenza Michele Pennisi, il direttore della Divisione Ambiente ARERA, dottor Lorenzo Bardelli, l’onorevole Marisa Abbondazieri, presidente ANEA e il professore Cristiano Bevilacqua dell’Osservatorio Giuridico Conferenza Episcopale Siciliana.
Di particolare interesse l’intervento dell’ex senatore e deputato regionale Giuseppe Compagnone, in qualità di consulente dell’Assessorato Regionale Energia e Servizi di Pubblica Utilità.
“Il riuso delle acque reflue depurate rappresenta una soluzione per fronteggiare periodi particolarmente siccitosi come quello che stiamo attraversando – ha affermato Compagnone. – Ovviamente parliamo di un riuso nell’ambito dell’agricoltura, degli insediamenti industriali, delle attività di pulizia delle strade e di irrigazione del verde pubblico a carico dei Comuni. Oggi – prosegue Compagnone – occorre applicare all’acqua gli stessi principi dell’economia circolare che vengono applicati per l’energia rinnovabile e per il riuso dei rifiuti. Parliamo di un potenziale enorme, 9 miliardi di metri cubi di acqua ogni anno, che in Italia viene sfruttato solo per il 5%. È chiaro che per stimolare il riuso delle acque reflue occorre favorire l’incontro tra domanda e offerta, incentivare imprenditori e agricoltori e pianificare le infrastrutture. In Sicilia stiamo lavorando concretamente, l’Assessorato Regionale Energia e Servizi di Pubblica Utilità ha emanato il decreto assessoriale n. 6 del 6 febbraio 2024 che disciplina il riutilizzo delle acque reflue in Sicilia, un intervento che mette la Sicilia in linea con le più recenti previsioni della Comunità europea in materia di acque reflue. L’iniziativa è il frutto di un anno di lavoro congiunto con le Università siciliane, le Assemblee Territoriali Idriche, i gestori dei servizi idrici, le autorità di bacino, l’Arpa e le Asp.”
“La fondazione Utilitatis e Enea hanno stimato quale percentuale coprirebbe l’acqua in uscita dai depuratori se fosse destinata all’agricoltura – prosegue Giuseppe Compagnone. – Solo in Sicilia, ad esempio, parliamo di un potenziale di acqua trattata di oltre 420 mila metri cubi l’anno. Una quantità capace di coprire il 61% fabbisogno agricolo regionale se si considerano gli impianti superiori ai 2 mila abitanti equivalenti. È evidente che si tratta di dati che potrebbero segnare una svolta per soluzioni a lungo termine contro la siccità.”
“In questo momento la questione siccità è un tema centrale per la Sicilia, in particolare per la Sicilia occidentale – afferma il professore Rosario Mazzola, presidente della Fondazione Utilitatis. – Bisogna fare i conti con il cambiamento climatico ed i suoi impatti sul territorio, non solo in termini di siccità ma anche in termini di precipitazioni molto intense, capaci di determinare anch’esse danni rilevanti. Non c’è dubbio che per migliorare l’approvvigionamento idrico il riuso delle acque reflue è un tema fondamentale. Oggi è possibile depurare le acque realizzando delle vere e proprie fabbriche verdi capaci di far diventare anche lo scarto idrico una risorsa. Quanto alla depurazione delle acque però occorre dire che oggi la Sicilia non è messa bene. Abbiamo molti impianti non a norma e le reti idriche sono spesso danneggiate e malfunzionanti. Non per nulla gran parte degli interventi previsti dalla struttura commissariale nazionale per la depurazione delle acque sono previsti in Sicilia.
“Se la siccità diventa strutturale, e i segni ci sono tutti purtroppo, questo cambiamento deve faci pensare che occorre cambiare prospettiva ed iniziare a pensare anche, ad esempio, a realizzare nuovi tipi di impianti di dissalazione per aumentare la disponibilità di risorse idriche che, a differenze delle acque reflue depurate, siano adatte all’uso umano. Ad essere sincero non sono mai stato favorevole tout court ai dissalatori – afferma Mazzola – perché la priorità è e rimane la riqualificazione delle reti idriche che oggi perdono enormi quantità d’acqua. Però, di fronte ad una prospettiva come quella attuale, anche i dissalatori possono essere valutati positivamente.”