Il mondo del gioco ha da sempre una grossa importanza strategia in seno alle economie di tutto il mondo. Lo si sa bene in Italia, ma ancor meglio lo si sa sull’Isola di Malta: mezzo milione di abitanti, paese membro dell’Unione Europea e capitale – una delle tante – del gaming mondiale. Un’isola che accoglie oggi le principali industrie del mondo dell’intrattenimento, con a capo la Malta Gaming Authority, organo di regolamentazione del comparto. Un vero e proprio sistema, quello maltese, leader nel mondo e con una serie di innovazioni introdotte e in fase di introduzione.
Un esempio che non a caso sboccia nel Mediterraneo, crocevia tra Oriente ed Occidente. Malta oggi è all’avanguardia: burocrazia ridotta, priorità alle normative e alla tutela dei giocatori. Sono ingredienti tutti validi per la sostenibilità del sistema, come confermato anche dal dimissionario amministratore delegato Carl Brincat in una recente intervista. Malta si è trasformata, con una ricetta semplice e sostenibile come si diceva, nella sede di alcuni dei più importanti siti di scommesse europei e internazionali.
Un ruolo centrale si diceva, destinato a proseguire anche nei prossimi decenni: avanguardia ed eccellenza, mixate ad innovazione e tecnologia, garantiscono ad oggi solide basi per la realtà di Malta. Anzitutto perché il sistema di licenze offre ai giocatori tranquillità e sicurezza, il tutto strutturato per favorire condizioni di parità anche per gli operatori.
Sono sistemi validi anche altrove? Per Brincat sì, a patto che delle condizioni siano rispettate sempre ed in particolare “la creazione di un ambiente che vada a bilanciare gli interessi economici ma anche la tutela dei consumatori e delle società nel loro insieme”. Il tutto facendo seguito alla normativa vigente sull’Isola e alla stessa varata dall’Unione Europea negli ultimi anni.
Un percorso lungo quello cominciato da Malta un ventennio fa circa e che oggi potrebbe estendersi anche ad altre realtà che condividono tutte lo stesso territorio: il Mediterraneo, area geopoliticamente incline a trasformarsi in zona di traino di innovazione, sviluppo e progresso. Le regioni interessate sono peraltro italiane: Calabria e Sicilia possono diventare due hub tecnologici di primo piano nell’area e, in un certo senso, la direzione imboccata è proprio quella.
All’Università di Palermo già è operativo Bi-Rex, che promette alle imprese di Sud e Sicilia nuovi servizi, competenze e tecnologia da industria 4.0. Una partnership nata di recente e siglata dall’Università di Palermo ed il Competence Center di Bologna, specializzato in materia di Big Data, a favore dei processi di trasformazione digitale di tutto il Mezzogiorno. Sono tanti i progetti operativi che riguardano in prima istanza la Sicilia. La Calabria, però, non resta a guardare ed il focus sulla regione è stato fatto nel corso dell’ultima edizione di South Innovation. Le due regioni, insomma, si candidano a protagoniste del grande cambiamento che da qui ai prossimi decenni dovrà giocoforza investire l’Europa. A partire dalle punte estreme dell’Italia.