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Al Museo Targa Florio di Collesano donati cimeli del campione Piero Taruffi

Il museo della Targa Florio di Collesano ancora una volta si arricchisce di nuovi straordinari cimeli che accompagneranno i visitatori nella storia di quella che è stata la mitica gara siciliana. Agli oggetti appartenuti a Piero Taruffi già in esposizione nell’aula storica del museo, se ne aggiungono altri, tra cui, una collezione di foto inedite, regolamenti di gara del 1956/57/58, e una coppa della 41esima edizione della Targa Florio dell’anno 1957, quando il campione di Albano Laziale giunse secondo in coppia con la moglie Isabella.

“Questi cimeli – ha detto entusiasta il conservatore Michele Gargano – sono un valore aggiunto per il nostro museo e di attrattiva per i turisti, nel ricordo di un grande campione che ha segnato un’epoca importante e affascinante del motosport internazionale, rivolgiamo un caloroso ringraziamento ai figli Prisca e Paolo Taruffi per aver contribuito ancora una volta ad impreziosire il patrimonio iconografico del Museo della Targa Florio di Collesano”.

Eccellente pilota, recordman e collaudatore e progettista, Piero Taruffi ha un palmarès talmente vasto da poter essere confrontato solamente con quello dei più grandi piloti di tutti i tempi. Si aggiudicò moltissime e prestigiose gare di automobilismo e motociclismo. Nella sua carriera ha anche conquistato diversi record mondiali di velocità, dando un importante contribuito allo sviluppo di molti prototipi, tra i quali la famosa Rondine, considerata la prima moto dell’era moderna. Nonostante si ritenesse maggiormente portato verso le corse in moto, Taruffi è riuscito a conquistare la vittoria nelle tre più importanti gare mondiali automobilistiche su strada: la Carrera Panamericana nel 1951, la Targa Florio nel 1954 e la Mille Miglia nel 1957. Fu secondo nella Coppa d’Oro delle Dolomiti del 1953. Nella Carrera Panamericana del 1951 la stampa messicana gli affibbiò il soprannome di El Zorro Plateado (La volpe argentata), per la precoce canizie e per lo stile di guida mai irruente e sempre teso a sfruttare ogni potenzialità del mezzo meccanico. A lui è dedicato il circuito di Vallelunga.

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