Riprendendo una tradizione degli scorsi anni, interrotta a causa della pandemia, il Masci di Cefalù torna a farsi promotore di un rito quaresimale particolarmente avvertito dai fedeli, quello della Via Crucis. La processione muoverà da Porta Terra, venerdì 31 marzo alle ore 15 e si snoderà lungo il pendio della Rocca – sotto la guida di don Pietro Piraino, Assistente Ecclesiastico del Masci e dell’Agesci di Cefalù e autore delle meditazioni – fino a raggiungere la Grande Croce di ferro “collocata sulla granitica roccia, in alto, a stendere sulla Città le sue braccia amorose”, ai cui piedi si raccoglierà il popolo dei fedeli. Il percorso sarà contrassegnato dalla riproduzione artistica delle 14 tradizionali stazioni e sarà intervallato da riflessioni, preghiere e canti.
Una Via Crucis faticosa che altrimenti, non sarebbe tale, ma è una fatica che appaga, che si trasforma in speranza, è dolore che redime, che ci apre alla fratellanza e alla condivisione, che ci prepara all’abbraccio filiale col Padre. La Rocca come il Golgota: per crucem ad lumen. La Rocca, dunque, non solo come libro aperto della Storia, come meta privilegiata di visitatori e di turisti, ma anche come luogo della interiorità, come occasione per ritrovare sé stessi, per incontrare Dio: “E avviene che il visitatore dall’affannoso petto, inconsapevolmente, si riscopre pellegrino dell’Assoluto, che, con passo lento e lievissimo come il “mormorio di un vento leggero”, si incammina lungo la Via della Bellezza e della Pace. È, allora, che la salita diviene “ascesa”, diviene itinerarium animi, un cammino orante che dalla “prima dimora” prosegue verso la “settima dimora”, là dove regna il “Signore del castello”, cioè Dio, meta ultima della vita interiore”, dice Lorenzo Ilardo, Magister Comunità Masci di Cefalù