Potrebbe definitivamente chiudere i battenti lo storico Circolo Unione di Cefalù, dopo che l’amministrazione comunale, non ricevendo il canone d’affitto da oltre due anni ha deciso di interrompere la convenzione fra l’ente e l’associazione culturale. “Il Comune ci ha inviato una missiva in cui ci invita ad abbandonare i locali antro la fine di aprile” afferma rammaricato il presidente Angelo Rosso. Il circolo è stato fondato nel 1883 per volontà dei soci fondatori che eressero il fabbricato, oggi comunale, di corso Ruggero a proprie spese e, precisa Rosso “spostarlo altrove non avrebbe senso”. Il luogo negli anni è stato anche il set di numerose pellicole tra cui A ciascuno il suo del regista Elio Petri e tratto dall’omonimo romanzo di Sciascia ed è li che lo scrittore castelbuonese Antonio Castelli ha ambientato il suo Ombelichi Tenui ispirandosi ai reali frequentatori del circolo. Un luogo che rappresenta parte della storia e dell’identità di Cefalù e che ha avuto tra i suoi soci più illustri Nicola Botta, come precisa il sindaco di Cefalù, Daniele Tumminello, facendo chiarezza su quali siano gli intendimenti dell’amministrazione: “Il Circolo Unione è un importante pezzo di storia di Cefalù e, tutte le volte che è stato necessario lo abbiamo difeso, anche quando rischiava di essere messo in vendita. Oggi però, a nostro avviso, quei locali – circa 150 mq su due livelli – meritano di essere ripensati e potrebbero essere la sede di associazioni culturali cittadine, la sede della biblioteca comunale e luogo di cultura dove organizzare mostre e presentazioni”.
Poche le frecce nell’arco del presidente Rosso, e pure spuntate: stando a quanto appreso a seguito della conferenza stampa tenuta presso la sede dello storico circolo, gli intendimenti del presidente dell’associazione, che di fatto risulta inadempiente, sarebbero di “compensare l’ente” ovvero pagare il proprio debito donando “una enciclopedia Treccani” che, a detta di Rosso “ varrebbe migliaia di euro e potrebbe arricchire la biblioteca comunale”; una “vetrinetta” contenente libri di autori “cefalutani”, che come precisa il presidente “io stesso ho curato” e un vecchio pianoforte che, a detta dello stesso “necessita di manutenzione”. Di pagare quanto dovuto invece non se ne parla affatto, perché come precisa Rosso “la pandemia ci ha messi in ginocchio, per tutto il ’20 e il 21, tra obblighi di chiusura e le persone che avevano timore a riunirsi, e abbiamo avuto un drastico calo di adesioni”.
A detta del presidente i numeri degli scritti pre pandemia si attestavano sulla cinquantina mentre adesso “fra disdette, soci che si sono resi irreperibili e altri che si sono autosospesi” pare non arrivino alla ventina e nessuno di questi, pur essendo, almeno sulla carta persone mediamente abbienti, non intende autotassarsi e pagare all’Ente quanto dovuto, foss’anche solo, per togliere un validissimo appiglio a quell’amministrazione che “senza nessuna avvisaglia – come ha affermato Rosso – ci ha invitato a sloggiare”. Rosso ha concluso con l’auspicio che “il Comune ci tenda una mano, dopo tutto in questi decenni siamo sempre stati protagonisti della storia culturale locale, avendo ospitato decine di mostre, iniziative e quant’altro e non avendo mai chiuso le porte a nessuna associazione che avesse bisogno di un luogo in cui riunirsi”.