Politica

Aumento delle indennità dei deputati: C’è chi vuole rinunciare… E chi no

La tempeste mediatica che si è scatenata ieri, dopo l’approvazione all’Ars dell’aumento delle indennità dei deputati regionali, si è riversata anche sui cieli di Roma, da dove – a quanto pare –  sarebbero tornati indietro fulmini e saette. Il provvedimento non è per niente gradito dai piani altissimi di Fratelli d’Italia, ed il fatto che sia stato approvato da una maggioranza di governo dove i “meloniani” fanno la parte del leone, non è andato giù ai commissari romani del Governo Schifani.
Così si lavora già alla retromarcia, con in prima fila il presidente dell’Ars Gaetano Galvagno, che avrebbe già in mente l’idea di cassare la norma (approvata nel 2014) che ha introdotto gli adeguamenti Istat per le indennità della deputazione regionale. Una norma che, fino a ieri, non era mai stata attuata, se non nella parte in cui (8 anni fa) riduceva le indennità degli onorevoli.

Tutti d’accordo? Neanche per idea. Nuccio Di Paola (M5S) e Antonello Cracolici (PD) hanno parlato di “ipocrisia da parte di chi critica”. Dai banchi della maggioranza invece un silenzio che desta più di un sospetto. L’unico a parlare, anzi a provocare, è Gianfranco Miccichè. “Considerato l’invito romano perentorio ricevuto dal presidente Gaetano Galvagno – si legge nell’emendamento presentato dall’ex presidente dell’Ars – circa l’odg che eliminerebbe l’adeguamento Istat per i deputati regionali, ritengo che questa indicazione non sia solo necessaria ma, alla luce del particolare momento di difficoltà in cui versa la nostra regione, appaia più probante mantenere inalterato l’adeguamento riducendo piuttosto la base di partenza da euro 11.100 mila lordi a 2 euro lordi”.
AGGIORNAMENTO: Alla fine, come volevasi dimostrare, l’adeguamento Istat delle indennità degli onorevoli è passato! Alle 4 di notte, con voto segreto (ovviamente!). Da adesso prenderanno 890 euro lordi in più al mese. Cosa è accaduto? Dopo le polemiche dei giorni scorsi è stato presentato, dai gruppi parlamentari del leader Cateno De Luca , un emendamento che prevedeva l’abrogazione della norma della legge che nel 2014 aveva introdotto l’automatismo della rivalutazione delle indennità al costo della vita. L’emendamento però è stato bocciato con 24 voti favorevoli e 29 voti contrari, fra i quali, paradosso dei paradossi, anche quello dell’onorevole Cateno De Luca e di diversi altri deputati iscritti ai suoi due gruppi parlamentari.

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