Cronaca

Abbattimento daini, Merlino: “Nessuna mattanza, agiamo per il bene del Parco”

Non è tardata la risposta del presidente del Parco delle Madonie Angelo Merlino alla nota inviata dal Pai, il partito animalista italiano e pubblicata anche dalla nostra redazione (leggi questo articolo) in cui si puntava il dito sull’abbattimento dei daini autorizzato anche dalla Regione siciliana. I daini in Sicilia hanno fatto registrare nei decenni un’evoluzione assolutamente imprevedibile e che ha portato ad una alterazione del quadro faunistico dell’isola e che, solo negli ultimi tempi è stato considerato con la dovuta attenzione.

“Nella seconda metà del secolo scorso è stata effettuata l’introduzione di Daino (Dama dama) e Cinghiale (a diverso grado ibridato con maiale), senza alcuna pianificazione e con finalità tutt’altro che conservazionistiche, e ciò ha fatto registrare una continua crescita delle popolazioni, a causa soprattutto della mancanza nell’isola di competitori naturali per tali specie, generando inevitabilmente impatti ecologici e crescente preoccupazione per il mantenimento dei delicati equilibri degli ecosistemi del Parco – scrive il presidente – Il primo nucleo di daino nel territorio madonita è stato introdotto in località Piano Formaggio (Piano Zucchi, Isnello) in un‘area recintata costruita nel 1978 con estensione di circa 100 ettari. Esso era composto da sette esemplari (cinque femmine e due maschi) provenienti da Villa Giulia di Palermo o da allevamenti calabresi. Nei succitati documenti si riporta che tra il febbraio ed il maggio del 1996, a causa della caduta di un masso che comportò la rottura dei recinti, i daini fuggirono, rimanendo comunque circoscritti nel Parco delle Madonie e nella Riserva Naturale di Ficuzza. Il problema degli ungulati alloctoni introdotti recentemente è divenuta una priorità nelle politiche di conservazione della biodiversità di molti paesi europei, soprattutto nei casi in cui la presenza di tali specie comporta effettivi e seri impatti negativi per le specie autoctone e per gli ecosistemi. Per queste specie l’eradicazione, ossia la rimozione completa e permanente di tutte le popolazioni da una determinata area, attraverso interventi mirati e concentrati nel tempo, è infatti prevista dalla “Strategia Nazionale per la Biodiversità” e, a livello internazionale, dalle “Linee guida per la prevenzione, l’introduzione e la mitigazione degli impatti delle specie alloctone che minacciano gli ecosistemi, gli habitat o le specie” adottata anche dal Comitato Permanente della Convenzione di Berna”.

Ma, aggiunge Merlino, “vanno però richiamate le finalità e gli obiettivi che l’Ente Parco deve porsi in modo prioritario ed esclusivo in qualità di gestore dell’area protetta, che sono quelle di conservare e migliorare l’intero complesso naturalistico e lo stato degli ecosistemi, pianificando ed intervenendo, se necessario, anche attraverso forme di gestione e controllo sulle specie faunistiche in evidente squilibrio ecologico. La massiccia crescita numerica del daino nell’ultimo decennio fa ritenere assolutamente necessario per il futuro conservazionistico degli habitat naturali, semi – naturali ed agricoli del Parco delle Madonie, azioni di contenimento della specie, che contribuiranno certamente per ristabilire gli equilibri”. Per Merlino, non si tratta di mattanza autorizzata, come dicevano dal Pai, “ma tutte le operazioni svolte sono realizzate nell’alveo della legge e dei regolamenti”. E in conclusione afferma: “Il Parco nella qualità di Ente gestore dell’area protetta deve farsi carico di trovare tutte le soluzioni utili affinché si possano coniugare esigenze di protezione con altrettante importanti esigenze di sviluppo imprenditoriale e lavorativo”. Al momento, però, l’unica trovata è quella dell’abbattimento.

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