Quante volte si può girare il mondo per raccontarlo? È necessario viaggiare molto per poterlo fare? E quanto il luogo in cui si sceglie di vivere può influire sulla nostra vita? “Oltre lo sguardo” la mostra monografica di Arianna Di Romano risponde a questi interrogativi. Nata da un’idea di Vittorio Sgarbi e organizzata da Fondazione Ferrara Arte e dal Servizio Musei d’Arte del Comune di Ferrara in collaborazione con Kingford a Palazzina Marfina d’Este sarà visitabile fino al 12 giugno 2022. Una mostra che suggella la ricerca della fotoreporter sarda che ha scelto il cuore dell’isola siciliana per vivere ma che ha viaggiato moltissimo prima di fermarsi a Gangi. Arianna di Romano arriva in questo borgo dopo aver girato molti luoghi, e nonostante le vite che ha incrociato nei vari continenti, è questo piccolo paese lontano anche dalla sua terra natale ad accoglierla. “Ho trovato a Gangi il rifugio dell’anima”. Non ha dubbi Arianna Di Romano a dirlo. Gangi con il suo centro diventato marginale, i suoi vicoli stretti e silenziosi, la nebbia che confonde e abbraccia chi l’attraversa.
Nella scalinata su cui si affaccia la casa che ha acquistato ormai qualche anno fa , la fotografa rivede le numerose gambe che l’hanno attraversata nei secoli precedenti con le loro storie, le loro fatiche, l’odore di un passato che non c’è più ma è rimasto cristallizzato in ogni pietra che la compone. “Dal mio balcone si affacciano persone da più di un secolo. Questa cosa mi emoziona profondamente”. Ed è proprio questo tempo sospeso che lei riconosce, è quello che rivede in ogni altro luogo marginale della Terra, così diverso e simile da quello che ha scelto come casa. Luoghi che la inducono a fotografare ciò che riconosce e sente di appartenerle.
L’artista si rivede in questa marginalità dimenticata, in queste vite diverse, spesso invisibili e rubarne l’essenza è una condizione naturale per lei, anche una necessità. “Non colleziono immagini, rubo le anime che hanno qualcosa da narrare, qualcosa in cui io mi rivedo, qualcosa che accresce la mia storia personale, che riflette la mia vita, la mia stessa anima”. La sensazione del vuoto che la spaventa e l’attrae, la necessità di raccontarsi attraverso la lacrima che solca il volto di una bambina in un campo rom, gli occhi affamati di un bambino dell’Asia, le rughe che raccontano il contatto con il mondo di un anziano di un villaggio dimenticato della Bosnia o dietro casa in Sicilia. Sono queste le immagini potentissime che Vittorio Sgarbi ha voluto portare a Ferrara, e che nei prossimi mesi saranno esposte da Palermo a Tel Aviv. In mezzo però continuano i passi e la ricerca di Arianna. Nuovi progetti che parlino di donne e nuovi occhi da incrociare e nei quali riconoscersi. (Foto di Andrea Forlani)