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Sviluppo dei grani antichi delle Madonie: finanziato dal Gal il progetto Circe

Finanziato dal GAL Madonie il progetto Circe sui grani antichi delle Madonie. Sarà elaborato un piano di caratterizzazione genetica dei grani antichi attraverso interventi di innovazione e ricerca nella filiera cerealicola operante nel territorio dei 21 Comuni della Snai (Strategia Nazionale Aree Interne) “Madonie resilienti: Laboratorio di futuro”.

A realizzare il progetto sarà la Cooperativa di produttori di grano biologico Probio.Si con l’azienda di Pietro Di Marco capofila e altre aziende produttrici di grani antichi. Il tutto con il supporto tecnico e scientifico del Consorzio di Ricerca Gian Pietro Ballatore, ente strumentale che da circa 25 anni promuove ricerca e sviluppo nella filiera del grano regionale, e dell’Università della Tuscia di Viterbo che dispone del know-how scientifico utile per la realizzazione della caratterizzazione genetica dei grani locali.

“Innovazione e Cooperazione” sono i due aspetti chiave della misura 16.1 del Psr che il GAL Madonie ha posto come obiettivo nel suo bando (345.000 euro), con riferimento alla filiera locale dei grani antichi, nonostante la propensione a cooperare tra le imprese non è certo un punto di forza, quanto invece una criticità, per l’agroalimentare siciliano. Nonostante ciò, Probio.Si ha raccolto la sfida e ha fatto nascere il progetto Circe che punta a generare una carta di identità genetica dei grani antichi siciliani. Il tutto inquadrato nel Piano di Azione Locale delle GAL Madonie e in un’area ad elevata vocazione cerealicola nella quale la coltivazione del grano riesce ad ottenere performance qualitative eccellenti e ad alimentare filiere produttive ad elevato valore commerciale. Tutto ciò mediante processi che puntano a “verticalizzare la filiera” coinvolgendo non solo agricoltori ma anche trasformatori e operatori della commercializzazione.

“In questo modo – afferma Pietro Di Marco – le produzioni regionali dei grani antichi sfuggono alle logiche del mercato globale delle cosiddette commodities e riescono a ritagliarsi nicchie di mercato ad elevato valore commerciale gradite soprattutto da consumatori che cercano identità, storia e legame con il territorio. Riuscire a certificare l’elevata qualità sanitaria (basso rischio di contaminazione da micotossine cancerogene), il legame con il territorio, la tracciabilità, il profilo genetico e nutraceutico sarà l’elemento caratterizzante che permetterà di capitalizzare il valore custodito dalle nostre produzioni”.

L’idea generale del progetto Circe parte dalla possibilità di dimostrare che è possibile attribuire ad ogni grano antico una carta di identità genetica che consenta ai prodotti finiti di essere riconosciuti anche dopo la trasformazione costruendo così un sistema di certificazione a prova di frodi.

Un altro aspetto innovativo del progetto è quello di studiare l’espressione genetica di questi grani dal punto di vista salutistico e per alcune reazioni biologiche (Inibitori delle amilasi e della tripsina e Fruttani) coinvolte nella sindrome del colon irritabile di natura non celiaca, causata dal consumo di cereali. Il progetto Circe affronta anche tematiche che interessano la comunità scientifica internazionale.

“In questa ottica – afferma Giuseppe Russo – la compagine che realizzerà il progetto pensa già al “dopo”. L’Università della Tuscia di Viterbo finanzierà un dottorato di ricerca che si protrarrà oltre la durata di Circe; la capofila Probio.Si, insieme al Consorzio di Ricerca Ballatore, hanno già definito come capitalizzare i risultati del progetto con la costruzione di una filiera dei grani antichi madoniti che garantisca identità e valore delle produzioni nei mercati locali ed extraregionali”.

Una idea, quest’ultima, che ha già registrato l’attenzione di LegaCoop Sicilia e dall’Accademia Siciliana della Pasta, che a tutti gli effetti diventano stakeholder del progetto e saranno coinvolti nei processi di disseminazione.

“Esprimo il mio più vivo apprezzamento, e quello dell’intero Cda del GAL Madonie, per questo importante progetto – afferma il Presidente Francesco Paolo Migliazzo – che interviene, coniugando tradizione e innovazione, su una delle più importanti filiere agricole del nostro territorio. La valorizzazione dei grani antichi locali, ottenuta grazie alla cooperazione tra le aziende agricole e alcuni tra i principali centri di ricerca in ambito nazionale, consentirà alle nostre produzioni di acquisire il giusto valore, consentendo alle imprese cerealicole di remunerare adeguatamente i propri investimenti e il lavoro dei propri addetti. La biodiversità naturale e colturale è infatti un patrimonio indispensabile, anche in considerazione dei servizi ecosistemici che può generare”.

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