Suona come una beffa la gara ciclistica che si è tenuta a Cefalù questo fine settimana. La cittadina normanna, come il resto della provincia di Palermo, è in zona rossa, nonostante nonostante un numero relativamente basso di contagiati. Una decisione del governo regionale che ha scatenato le proteste dei ristoratori della perla del Tirreno che, nel vedere le immagini della gara ciclistica sono rimasti basiti.
“È ormai evidente che la confusione regna sovrana – scrivono i rappresentanti dell’associazione Ristoratori Cefalù ho.re.ca – si fa davvero tanta fatica a concepire ed accettare certi atteggiamenti , certe visioni dello stato dei fatti. È difficile , per noi Ristoratori Cefaludesi accettare ancora una volta questo tipo di eventi alla luce delle ferree restrizioni a noi imposte.”
Poi l’affondo nei confronti delle autorità che, a diverso titolo, sono responsabili dei controlli: “Ancor più è faticoso sottostare a controlli e sanzioni pecuniarie da parte degli enti preposti che si mostrano integerrimi e pignoli davanti alle attività commerciali, ma accomodanti, se non totalmente assenti quando si tratta di intervenire sui singoli , irresponsabili , cittadini.”
“Se da una parte una gara ciclistica o rallystica come di quella di pochi giorni fa, vorrebbero ingenuamente rappresentare un piccolo passo avanti verso la normalità – denunciano i ristoratori – dall’altra invece esprimono l’ennesimo totale e colpevole gesto di indifferenza verso la nostra Categoria ( e non solo…) Evidentemente , queste “concessioni” altro non sono se non l’ennesimo contentino a quelle Rappresentanze di Settore, atte a tenere bassi i toni o ad assicurare quel tornaconto economico/politico a beneficio di pochi, seppur potenti soggetti o enti, privati o statali che siano.”
“Questa gestione miope e penalizzante (sempre e solo per gli stessi settori) da parte dal Governo Nazionale , a cascata si riversa nelle realtà regionali, totalmente indifferenti alle dinamiche dei singoli Comuni ed in fine sulle amministrazioni Locali , impotenti e succubi , ma che tuttavia devono tener fede al doveroso compito di difendere e tutelare tutta la comunità”.
“Ormai da un anno, questa bieca dinamica ci impedisce non solo di provvedere al nostro fabbisogno umano , economico e sociale, ma anche , scusateci , di prendere sonno la notte. In un stato di zona rossa, nel quale sono di fatto negati i principali diritti dei singoli individui, assistere a questo tipo di manifestazioni puramente ricreative risulta intollerabile, non solo per gli imprenditori della ristorazione e dell’ospitality o i commercianti, ma anche per tutta la cittadinanza , che in queste ore sta manifestando a gran voce il proprio sdegno su tutti social media .
Tutti noi ci chiediamo: “ma può il diritto allo sport e alla competizione essere più importante del diritto al lavoro”.
“Il nostro non è un attacco ai ciclisti – precisano i ristoratori cefaludesi – ma è pur vero che anche i cittadini si sono stancati, dopo aver fatto sacrifici immani , di dover ancora rinunciare alla propria vita. È un’ingiustizia sociale alla quale i cefaludesi non possono più sottostare .
“Cefalù – concludono amaramente i ristoratori – purtroppo si dimostra ancora una volta incapace di far valere la propria voce, di prendere posizione , di tutelare e mantenere vivo il proprio substrato produttivo, cedendo ai poteri forti e finendo coinvolta, sua malgrado, in quelle dinamiche “pseudo-metropolitane “ che la associano a Palermo , capoluogo di una Provincia che di fatto ben poco ci rappresenta. Legame, quello con Palermo e dintorni, del quale subiamo evidentemente solo le disgrazie.
Ancora più dolorosa ed intollerabile , per noi Ristoratori ( ma anche commercianti , albergatori e semplici cittadini cefaludesi ) è l’incertezza sul futuro. La domanda che ci poniamo e alla quale dobbiamo dare oggi risposta è:
-Che colore avremo dal decadere dell’Ordinanza di Musumeci ?
-Cosa ne sarà di noi al subentrare del nuovo DL promulgato dal governo Draghi?
-Passeremo al tanto auspicato e meritato giallo, o in virtù della sciagurata situazione persistente su Palermo saremo a malapena arancioni?
Sapere questo per noi è dovuto. È indispensabile poiché totalmente funzionale al lavoro di preparazione e agli investimenti che fisiologicamente esistono dietro le nostre attività. Seppur logori e delusi, seppur al limite delle nostre possibilità di sopravvivenza imprenditoriale, ancora non ci rassegniamo al fallimento e vogliamo riaprire. Chiediamo, almeno a livello cittadino e comunale il massimo sostegno e appoggio, tramite il rispetto di quelle regole che ad oggi sono l’unica speranza per noi di riaprire le porte dei nostri locali”.