Lavoro intenso, senza sosta per la Procura di Termini Imerese, dove il procuratore Ambrogio Cartosio ha affidato le indagini al sostituto Giacomo Barbara che ieri ha sentito decine di persone. Giovani e giovanissimi per lo più, presenti alla ormai nota festa organizzata in un casolare di campagna, a pochi chilometri dal centro di Caccamo, per trascorrere insieme il sabato sera, facendosi beffa delle limitazioni imposte dalla zona rossa.
Proprio interrogando alcuni dei presenti sembra emergere un dato inquietante, una delle persone ascoltate avrebbe raccontato che Pietro Morreale aveva già in passato usato violenza contro la giovane fidanzata, Roberta Siragusa, facendole un occhio nero. Non solo, i testimoni avrebbero parlato anche di un litigio, avvenuto proprio quella sera tra Roberta e Pietro che, su questo e su altri punti davanti agli inquirenti si è avvalso della facoltà di non rispondere.
I carabinieri stanno setacciando tutto, dalle immagini delle telecamere di sorveglianza distribuite nel territorio a quelle dei distributori di carburante, considerato che il corpo senza vita della vittima è stato trovato in parte carbonizzato. Sotto osservazione anche i profili social per cercare qualche traccia, qualche appiglio che possa far emergere al più presto una verità che ieri sembrava già scolpita, quando, poco dopo le 9 del mattino Pietro Morreale, accompagnato dal padre (lavoratore dell’Amat di Palermo) e dal suo avvocato, si sono recati in caserma per condurre i Carabinieri nel luogo dove è stato abbandonato il corpo senza vita di Roberta. Poi, in serata, è arrivata la dichiarazione dell’avvocato di lui, una doccia fredda: “Il mio assistito no ha confessato nulla”. Alcuni elementi però sono incontrovertibili, Roberta è stata brutalmente uccisa, ed il suo assassino dopo aver tentato di bruciare il cadavere se n’è disfatto buttandolo giù da un dirupo.
La tragedia per la famiglia Siragusa inizia già alle 6 del mattino quando la madre si accorge che Roberta non è rientrata in casa. Subito telefona a Pietro che mente: “L’ho lasciata a casa dopo la festa” le dice. Una menzogna che dura poco, 3 ore dopo il ragazzo è già sulla strada della caserma di Caccamo dove, da lì a poco, condurrà le forze dell’ordine in contrada Monte San Calogero dove si è consumato l’ultimo atto della enorme tragedia che ha segnato “per sempre” come ha detto il sindaco Nicasio Di Cola, il piccolo Comune che sovrasta il golfo di Termini Imerese.