Fra i condannati per mafia che hanno ottenuto la detenzione domiciliare per il rischio Covid-19 c’è anche Cataldo Franco. L’uomo che, nell’estate del 1994, tenne segregato il figlio del pentito Santino Di Matteo nella sua casa di campagna, in contrada Menta, tra Gangi e Villadoro. L’uomo, ormai anziano e malato, è tornato nella sua casa di Geraci Siculo per il pericolo che potesse contrarre in carcere il Coronavirus. Questo in applicazione delle norme tendenti a ridurre il numero delle persone detenute nell’attuale periodo di emergenza. Franco “restituì” l’ostaggio – rapito per imporre al padre di ritrattare le proprie accuse – all’inizio della stagione delle olive, perchè gli serviva il capanno in cui veniva tenuto il ragazzino, che due anni dopo venne ucciso e sciolto nell’acido su ordine di Giovanni Brusca, era il 12 gennaio 1996.