Il Parco delle Madonie continuerà ad avere la guida commissariale di Totò Caltagirone, per quanto tempo non è dato saperlo. Il governo Musumeci infatti ha ritirato le proposte di nomina avanzate per le presidenze degli Enti parco della Sicilia. La comunicazione, assunta ieri dalla giunta di governo, è stata ufficializzata oggi durante la seduta della commissione Affari istituzionali dell’Ars.
“Con una comunicazione asettica dopo mesi di attese – afferma il deputato del Gruppo Misto e componente della commissione Claudio Fava – il presidente Musumeci ha comunicato oggi il ritiro delle proposte per le presidenze degli Enti parco della Sicilia. Una retromarcia scontata viste le perplessità e i dubbi che avevamo fatto emergere sulle indicazioni della giunta. Adesso il governo dia una guida adeguata a questi Enti, ascoltando i territori e le amministrazioni locali senza utilizzare la macchina regionale, come fatto fino ad ora, unicamente come centro di collocamento per il proprio personale politico”.
Il 9 agosto scorso il nostro giornale aveva pubblicato l’indiscrezione sulla nomina del nuovo presidente dell’Ente Parco delle Madonie (Leggi qui), ora però tutto si è fermato.
“La prima Commissione parlamentare dell’Ars può esprimere valutazioni di ordine politico sulle nomine proposte dal governo per gli Enti sottoposti a vigilanza?”. E’ questo il quesito che il presidente Musumeci ha inviato all’ufficio legale della regione, dandone comunicazione al presidente dell’Ars Gianfranco Miccicchè, per dirimere la vicenda sulla nomina dei presidenti degli Enti Parco.
Sul tavolo i nomi proposti dal governo per la guida degli Enti Parco della Regione e la decisione, presa ieri dalla giunta, di ritirare le proposte presentate e trasmesse alla I commissione Ars.
“Tale decisione – spiega il governatore – è stata assunta in quanto, come era accaduto per i già designati presidenti degli Iacp, le cronache giornalistiche hanno chiaramente evidenziato, mediante le dichiarazioni di taluni esponenti politici, che la Commissione si sarebbe indirizzata verso la scelta di esprimere un parere ‘politicò sulla ‘opportunità’ della nomina di ciascun designato e non già, come le sarebbe imposto, un parere in ordine alla regolarità formale della procedura di nomina e sulla sussistenza dei titoli previsti dalla legge in capo al nominando”.
“Vale la pena di osservare – aggiunge Musumeci – che, nei casi nei quali i pareri delle Commissioni rappresentano un passaggio endoprocedimentale di un atto amministrativo, il loro sindacato, proprio per la natura di tale procedimento, non possa estendersi a valutazioni di ordine politico. Valutazioni queste che invece sono e restano proprie del procedimento legislativo e di quegli atti di indirizzo che si connaturano per non avere alcuna attinenza con il procedimento amministrativo”.
Secondo il governatore, “è evidente che la questione impone al governo regionale di procedere a compiere tutti gli atti riservatigli dalle legge, sotto il controllo del parlamento che può verificarne la legittimità ma non può sostituirsi al soggetto legittimato dalla legge a compiere le scelte discrezionali”.
“Ancorchè la lettura della più attinente giurisprudenza di legittimità non consenta di aprire dubbi sulla interpretazione recepita e fatta propria da questo governo, – conclude Musumeci – si ritiene possa esser utile, anche a tutela del lavoro dei parlamentari e della regolarità delle decisioni, richiedere un parere più articolato che mi riservo di trasmettere all’Assemblea regionale per le eventuali, opportune valutazioni conseguenti