Il 13 giugno scorso è arrivato agli uffici dell’Ente Parco delle Madonie un singolare atto di citazione in giudizio. L’istanza proveniva dalla SoSviMa che chiede all’Ente Parco 57.807,50 euro per quote annuali di servizio. Occorre fare un passo indietro: nel settembre del 2017 il Consiglio dell’Ente Parco delle Madonie aveva deliberato la dismissione della partecipazione al patrimonio di Sosvima spa, tirandosi fuori dalla società di sviluppo delle Madonie, chiedendo contestualmente la liquidazione delle azioni in suo possesso per un valore totale di 19.380 euro (190 azioni dal valore nominale di 102 ciascuna).
Alla richiesta di liquidazione delle quote la SoSviMa, dopo circa 1 anno, ha risposto picche: “nulla è dovuto” secondo la società guidata da Alessandro Ficile (nella foto), considerata la deliberazione del Consiglio del Parco n. 10 del 29/09/2017, con la quale l’Ente esercitava il suo diritto di recesso da socio della Spa.
E siamo tornati al 2019. Nel mese di maggio l’Ente Parco diffida la Sosvima ad adempiere al procedimento di liquidazione delle quote richieste “come previsto – si legge in una nota dell’Ente – dalla normativa in materia di dismissione di partecipate pubbliche”. Successivamente procede alla liquidazione delle quote annuali pregresse non versate al fine di regolarizzare la posizione debitori con SoSviMa.
Per tutta risposta nel giro di un mese gli uffici dell’Ente Parco si vede recapitare l’atto di citazione con la quale SoSviMa chiede 57.807,50. L’ultimo capitolo di questa curiosa vicenda che vede l’una contro l’altra armate le due principali istituzioni del territorio è la costituzione in giudizio dell’Ente Parco. La battaglia è appena cominciata, con buona pace dell’unità del territorio spesso invocata proprio dalle istituzioni madonite.
Un contenzioso che durerà anni e che costerà tanto sia alla Sosvima, già gravata da un bilancio tutt’altro che florido, sia all’Ente Parco che da diversi anni a questa parte deve fare i conti della serva, con i trasferimenti regionali ridotti al lumicino. “Soldi non ce ne sono” sentiamo dire da ormai troppo tempo, tranne quelli per litigare. Quelli si trovano.