È entrato nel vivo il sit-in permanente per sensibilizzare il governo regionale a legiferare a favore di una fiscalità di sviluppo dedicata alle aree interne dell’Isola che si sta svolgendo a Castellana Sicula, in provincia di Palermo. “Resteremo qui – afferma Vincenzo Lapunzina del comitato regionale per le Zfm – finché non avremo rassicurazioni sull’approvazione della legge obiettivo sulle Zone Franche Montane. Al presidente della Regione Nello Musumeci e al presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana Gianfranco Miccichè, da mesi chiediamo di essere ascoltati. Probabilmente vorrebbero incontrarci, ma non sanno come risponderci”. Le aree di montagna della Sicilia da oltre 1610 giorni attendono che l’Ars legiferi a favore della fiscalità di sviluppo.
Una giornata ricca di dibattiti e di confronto quella che si è svolta sotto la tenda di piazza Europa. “Il nostro obiettivo – sottolinea il Salvatore Cassisi, presidente del Centro commerciale naturale di Polizzi Generosa – è spronare i parlamentari a comprendere l’importanza di questa legge per il rilancio delle zone interne della Sicilia che, da anni, vivono una forte desertificazione“. A tracciare un quadro della situazione attuale nelle Madonie è Pino Cità, vicepresidente di Confesercenti. “I centri storici si stanno svuotando e, nell’arco di 15 anni, le attività commerciali hanno registrato un calo del 60 per cento”.
La preoccupazione maggiore del responsabile del Centro commerciale naturale di Petralia, Antonio Polito, è rivolta ai giovani che vorrebbero intraprendere attività commerciali nei territori di alta montagna ma “che si stanno scoraggiando a investire perché qui le tasse sono più degli introiti». Una testimonianza diretta è arrivata da Alberto Virga, presidente del Centro commerciale naturale di Gangi e panificatore. “Non è possibile che io che faccio il pane qui debba pagare l’energia elettrica allo stesso prezzo di un panettiere del Veneto o della Lombardia”. Per chi vive e lavora in montagna ci sono degli svantaggi che, in qualche modo, devono essere compensati.
Il rischio, altrimenti, è la totale desertificazione. “Io sono gioielliere da quattro generazioni – racconta Santo Sauro – Un’attività che la mia famiglia porta avanti da 130 anni». Già costretto ad abbandonare la sede storica “perché il quartiere si era spopolato”, adesso la sopravvivenza dell’attività è legata alla legge da approvare. “Se il territorio non offre possibilità, anche i miei figli andranno via e non continueranno la tradizione di famiglia”. L’approvazione della legge per le Zfm “porterebbe più lavoro per i giovani che, al momento, sono costretti invece ad andare a vivere altrove”, ne è convinta anche Lidia D’Angelo, presidente dell’associazione Pro Piano Battaglia e Madonie.
Va oltre Lillo Spitale della Cgil Madonie: “Ad essere negati oggi nelle aree interne dell’Isola sono i diritti di cittadinanza. La legge sulle Zfm sarebbe uno strumento, un incentivo per attirare imprenditori, commercianti e artigiani a investire in questi territori”. Territori che, invece, continuano a svuotarsi. “A Nicosia perdiamo 300 abitanti l’anno – denuncia Enzo Spinelli, presidente del locale centro commerciale naturale – Tendenza che potrebbe essere invertita con una legge a favore della fiscalità di sviluppo. Crediamo che l’amministrazione regionale abbia la volontà di portarla a termine ma non possiamo aspettare altri 1.600 giorni”.
L’appello alla politica regionale per la legge sulle Zfm diventa sempre più corale. “È un appello alla sopravvivenza dei nostri territori – ribadisce Leonardo Neglia, sindaco di Petralia Sottana – Anche perché nel mio Comune, come in tanti altri, il saldo di natalità è negativo: solo sette nati nel 2019 a fronte di oltre una trentina di morti”. È stato poi l’assessore ai Lavori pubblici di Gangi, Giandomenico Lo Pizzo, a ricordare le molte “risorse delle zone di montagna che vengono usate anche da chi vive in quelle costiere. Chi auspica la morte di alcuni territori o non fa niente si deve interrogare anche su questo». Un invito alla speranza è quello lanciato dal sindaco di Polizzi Generosa, Pino Lo Verde. “I deputati regionali devono ricordare che non esiste solo il palazzo di città che porta 400 voti per le elezioni. Io ho la speranza che qui non finisca tutto e non muoia tutto, anche perché i partigiani della montagna non ce li siamo inventati noi“.
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