Roma: la chiusura dello stabilimento di Termini Imerese è un dramma sociale

Redazione

Cronaca - Il report

Roma: la chiusura dello stabilimento di Termini Imerese è un dramma sociale
Il Mise ha inserito lo stabilimento ex Fiat di Termini Imerese in un report sulle chiusure dei maggiori indotti di lavoro: un dramma definito sociale

14 Giugno 2019 - 15:38

La fumata è ancora grigia: convocato un nuovo incontro per il 20 giugno. Ma è di qualche giorno fa l’ultima doccia gelata, con l’improvvisa chiusura dei 55 punti vendita Mercatone Uno. Serrande abbassate in faccia a 1800 dipendenti. E’ l’effetto della sentenza al tribunale di Milano, con il fallimento della Shernon Holding srl, che nell’agosto 2018 aveva rilevato i punti vendita dello storico marchio emiliano. La decisione fa anticipare l’apertura del tavolo.

Andando a ritroso, qualche giorno prima era la volta di Ferrosud, azienda lucana specializzata nel settore metalmeccanico rotabile. Sono 80 i lavoratori trascinati in un limbo, causato da un concordato preventivo sorto nel 2010. E cosa dire di Blutec che aveva rilevato lo stabilimento ex Fiat di Termini Imerese? L’eterna crisi dell’ex stabilimento ora acquisito da Blutec è al centro delle vicende del Governo. A marzo la crisi aziendale si trasforma in giudiziaria, con l’arresto dei vertici e il sequestro dello stabilimento. Una misura cautelare ribaltata da successiva decisione del riesame, in attesa di chiarezza sulla presunta malversazione.

Secondo i dati forniti dal Ministero dello sviluppo economico, sono oltre 150 le crisi industriali conclamate su cui il Ministero ha in corso tavoli di confronto tra aziende, sindacati e territori alla ricerca di una soluzione: dalla siderurgia all’agroalimentare, dall’automotive alla grande distribuzione. Crisi che si trascinano da anni e crisi esplose in queste ultime settimane come quella relativa al fallimento di Mercatone Uno e quella dello stabilimento di Napoli di cui Whirlpool ha annunciato la possibile cessione. Ad essere coinvolti oltre 210 mila lavoratori cui vanno sommati i 70mila dell’indotto su cui si ripercuote la situazione di difficoltà produttiva territoriale.

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