Volano gli stracci nel consiglio comunale celebratosi oggi a Gangi, ad un insolito orario di pranzo, che ha messo in luce la profonda crisi politica in corso a Palazzo Bongiorno. I lavori cominciano con un breve intervento del capogruppo della nuova realtà consiliare “Paese Futuro” che si limita a offrire la parola al presidente del consiglio Roberto Domina, destinatario di una mozione di sfiducia sulla quale non aveva ancora proposto le sue osservazioni.
Il consigliere Carmelo Nasello, che presiede la seduta in qualità di vice presidente del consiglio, passa quindi la parola a Domina che finalmente, dopo un lunghissimo silenzio dice la sua. Si difende abilmente, respinge ogni accusa e circoscrive la mozione di sfiducia dentro al più ampio recinto della “crisi d’identità” dell’ormai moribonda lista unica. “Non ho mai prevaricato il sindaco, non ho mai messo da parte o ignorato le istanze dei miei colleghi consiglieri” rivendica Domina. Ma il giudizio dei sei consiglieri firmatari della mozione non cambia. Secondo Marilina Barreca, Santo Farinella, Angela Seminara, Giandomenico Lo Pizzo, Rita Angilello e Marcello Zaffora il Presidente del Consiglio di Gangi avrebbe utilizzato la prestigiosa carica “pro domo sua”. Insomma per coltivare le proprie ambizioni politiche a discapito di quel ruolo di garanzia che secondo i “rivoluzionari” sarebbe mancato.
Una strigliata al presidente del Consiglio arriva anche dal sindaco Francesco Migliazzo: “Mi pare innegabile che ci sia stata una scarsa collaborazione” sentenzia il primo cittadino che però evita di prendere una posizione chiara e precisa sulla mozione di sfiducia. Hanno fatto bene o hanno fatto male i sei consiglieri a sfiduciare Domina? Chi si aspetta una risposta a questa domanda da parte del sindaco dovrà aspettare ancora, magari il prossimo consiglio comunale, quando sarà tempo di approvare il bilancio. “In quella sede vedremo se ci sono le condizioni per andare avanti” avverte Migliazzo, “se sì bene, altrimenti tutti a casa”.
Il sindaco oltre ad adottare la vecchia, ma spesso efficace, tattica dell’attesa, offre un’altra notizia al pubblico consesso: tutti gli assessori sono pronti a rimettere il loro mandato se questo può servire a rilanciare l’azione amministrativa del Comune di Gangi. Tutti, anche l’unico assente Giuseppe Ferrarello.
C’è anche chi brucia le tappe, come Maria Concetta Quattrocchi, che non ci sta ad aspettare ancora e, ritenendo ormai morto e sepolto lo spirito della lista unica “Siamo Gangi” e l’esperienza quinquennale che lo aveva preceduto, fra le lacrime annuncia le sue dimissioni da assessore comunale.
L’aria è tesissima e la situazione sfugge di mano al vice presidente del consiglio quando, ritenendo di applicare alla lettera il regolamento, non consente a Marilina Barreca un secondo intervento, spiegandole che “si è bruciata la sua possibilità in due minuti”. “Decisione senza precedenti, di gravità inaudita” ammonisce il consigliere Ginadomenico Li Pizzo. Quando, subito dopo, Carmelo Nasello si sveste dai panni di presidente pro tempore della seduta, per entrare nel merito della mozione, con le sue osservazioni contrarie, arriva il colpo di teatro: i sei consiglieri di “Paese futuro” escono dall’aula. Dopo il loro rientro la discussione continua, fino allo scontato esito finale sulla mozione: 6 favorevoli, 6 contrari.
Il più animato e popolato consiglio comunale che si sia celebrato negli ultimi 20 anni a Gangi termina praticamente nel pomeriggio lasciando un dubbio ed una certezza. Il dubbio è sulla posizione che prenderà il sindaco Francesco Migliazzo di fronte ad una situazione paradossale: nessuno dei 12 consiglieri comunali (a parte Roberto Domina) ce l’ha con lui, ma la spaccatura di 6 contro 6 è ormai evidentemente insanabile. Da che parte stare?
La certezza è che il quadro politico che abbiamo conosciuto negli ultimi 15 anni a Gangi è definitivamente cambiato. Giuseppe Ferrarello lo sa ed, a quanto pare, preferisce non assistere alla deriva della sua nave.