I Carabinieri della Compagnia di Lercara Friddi hanno dato esecuzione a un’ordinanza di arresti domiciliari emessa dal Gip del Tribunale di Termini Imerese, su richiesta di quella Procura della Repubblica, nei confronti di Gianfranco Pulvino, classe 1966, notaio di Valledolmo, ritenuto responsabile dei reati di sfruttamento del lavoro, caporalato ed estorsione in concorso con un proprio collaboratore, F.L., quest’ultimo al momento indagato in stato di libertà.
Il provvedimento restrittivo è stato emesso a seguito di un’indagine avviata dai carabinieri Valledolmo nel luglio 2018 e sviluppata dall’Aliquota Operativa della Compagnia Carabinieri di Lercara Friddi sino a gennaio 2019, a seguito della riscontrata notizia della presenza a Valledolmo ed altri Comuni limitrofi di alcuni operai agricoli sistematicamente sfruttati nel loro lavoro in campagna e costretti ad accettare, anche con minacce, retribuzioni molto inferiori di quelle previste (appena 25 euro giornalieri, rispetto ai 65 euro riportati solo formalmente nelle buste paghe).
I militari dell’Arma hanno accertato che il notaio anzidetto, gestore di un’azienda agricola formalmente intestata all’anziana madre con terreni sparsi a Valledolmo, Caltavuturo, Sclafani Bagni e Vallelunga Pratameno, era solito assumere manodopera per lavori nei campi sottoponendo i lavoratori a condizioni di sfruttamento (con orari sino a 12/13 ore al giorno, senza maggiorazioni per il lavoro straordinario, notturno o festivo) e, approfittando del loro stato di bisogno (derivante da scarsissime opportunità di lavoro nel territorio) riconosceva loro una paga giornaliera effettiva di soli 25 euro assolutamente sproporzionata rispetto alla quantità e qualità del lavoro prestato e, in ogni caso, molto al sotto degli standard della contrattazione collettiva vigente nel comparto agricolo.
Inoltre, aveva istruito i propri dipendenti, consegnando ad ognuno un foglio di carta, che rappresentava una sorta di “vademecum”, dove venivano riportate le notizie da fornire in caso di controlli ispettivi da parte degli organi di vigilanza. L’uomo costringeva i lavoratori, dietro minaccia del licenziamento, a restituire in contanti parte delle somme loro corrisposte con gli assegni mensili, solo formalmente rispondenti alle previste buste paga, facendoli persino accompagnare in banca dal suo fidato collaboratore F.L .per incassare gli assegni e subito restituire le somme pretese.