Devono saperne davvero poco, o nulla, alcuni deputati regionali che ieri, durante la discussione del Disegno di Legge sull’abbattimento di suidi e daini nel Parco delle Madonie, hanno deliziato l’aula con affermazioni di questo tenore: “Piuttosto che l’abbattimento – ha detto Alfio Barbagallo – credo che vada ripristinato il sistema di indennizzo per i danni”. Lasciando perdere ogni considerazione sulla capienza dei capitoli di bilancio degli Enti Parco, sistematicamente mortificati da una politica regionale che, ormai da 10 anni e forse più, ha deciso di voltare le spalle alle politiche ambientali, vuole spiegare l’onorevole Barbagallo come verrebbe tutelato il valore ecosistemico del Parco delle Madonie, la sua preziosissima biodiversità floristica, gravemente compromessa dall’incontrollato sovrappopolamento di daini e suidi?
Ma merita attenzione anche lo stringato intervento di Valentina Palmeri, dei 5Stelle: “Questa legge è incostituzionale”. Su quali basi poggia una simile affermazione rimane un mistero. Una semplice ricerca avrebbe spalancato al deputato del Movimento 5 Stelle un lungo, lunghissimo elenco di esempi di abbattimenti selettivi effettuati nelle aree protette del nostro paese. Non sono certo la soluzione ideale, questo è ovvio, e se ci si fosse adoperati per tempo, ormai 20 anni fa, con adeguati piani di cattura, oggi non avremmo bisogno di implementare i piani di abbattimento in corso. Ma la verità drammatica del presente è questa: senza abbattimenti selettivi, e senza ampliare la platea dei soggetti autorizzati, sarà impossibile ripristinare l’equilibrio del sistema faunistico madonita.
Ed in effetti la proposta presentata da Giuseppe Milazzo (Forza Italia) di approvare con i caratteri dell’urgenza il Disegno di Legge che prevede la possibilità di allargare ai cacciatori, autorizzati dopo uno specifico corso di formazione a numero chiuso, l’elenco di coloro che sono autorizzati a sparare ai cinghiali in sovrannumero rispetto al piano di gestione stilato dall’Ente Parco delle Madonie va proprio nella direzione indicata non solo dallo stesso Ente Parco, ma anche dai sindaci del territorio, consapevoli del dramma ambientale ed economico che si sta consumando in questo territorio. A sostenere a spada tratta il Ddl è stato anche il capogruppo di “Diventerà Bellissima” Alessandro Aricò, consapevole dei rischi legati al moltiplicarsi dei cinghiali nelle zone montane.
Su questa strada bisognerebbe anzi andare avanti per chiudere la filiera degli abbattimenti selettivi attraverso l’individuazione di macelli specificamente autorizzati che possano così trasformare le carni in prodotti alimentari, avviando così anche una piccola economia intorno. Occorre infatti una specifica autorizzazione per poter trattare le carni selvatiche che i macelli del territorio ancora non hanno. Come prevedibile, al momento del voto, le opposizioni hanno fatto prevalere la loro linea e la richiesta d’urgenza è stata respinta. I suidi ringraziano, i madoniti no.