Sulla questione della possibile chiusura del punto nascite di Cefalù è intervenuto oggi anche il Movimento 5 Stelle, con una nota a firma dei deputati regionali Salvatore Siragusa, Francesco Cappello, Giorgio Pasqua e Antonio De Luca che “per sgombrare il terreno da inutili polemiche e ristabilire la verità sui fatti” affermano: “La prospettata chiusura del punto nascite di Cefalù non è dovuta ad una decisione del governo nazionale, come qualcuno vorrebbe far credere, ma è figlia del Decreto Ministeriale numero 70 e delle conseguenziali decisioni del governo regionale”.
“In questi giorni – continua il deputato grillino Siragusa – stanno circolando voci, alimentante anche dalle dichiarazioni del sindaco di Cefalù, che sono completamente sganciate dalla realtà. La verità è che il decreto Balduzzi ha messo paletti precisi da cui non è possibile derogare e di cui il governo nazionale non può che prendere atto. La verità è che ci si doveva muovere per tempo, quando ancora c’erano i margini perché l’assessorato regionale prendesse strade diverse, come io stesso indicavo in una interrogazione del gennaio del 2015″.
Che non si possa derogare l’ormai famoso paletto dei 500 parti all’anno posto dal Decreto Ministeriale numero 70 del 2 aprile 2015 è falso. Basta citare alcuni esempi, come quelli noti degli ospedali siciliani di Nicosia, Licata, Bronte e Pantelleria, che negli anni scorsi hanno ottenuto la deroga grazie all’ok del Comitato Percorso Nascite.
Ma se dal passato ci spostiamo al presente ci rendiamo conto che ciò che non è più possibile in Sicilia, lo è ancora altrove. E’ il caso dell’ospedale di Cavalese, nella ricca provincia di Trento. Qui il punto nascite che è era stato chiuso sta per ottenere la deroga. “Il Ministero della Salute ha dato il via libera alla riapertura del punto nascita di Cavalese. E’ una vittoria di cui siamo orgogliosi, frutto dell’impegno incessante del M5S per la salvaguardia dei servizi sanitari sul territorio” ad affermarlo nei giorni scorsi è stato Filippo Degasperi, non un pinco pallino ma il candidato alla presidenza della Regione Trentino Alto Adige per il Movimento 5 Stelle.
“Da parte del ministro Grillo – continua Degasperi – c’è stato l’impegno di procedere alla riapertura del punto nascita di Cavalese rimediando alle scelte irresponsabili dei governi precedenti. Anche per il punto nascite di Arco abbiamo ricevuto ampie rassicurazioni sulla volontà di lavorare sulle criticità esistenti nell’ottica di una futura riapertura”.
E’ chiaro a questo punto che qualcuno sta mentendo. Ma buttare la croce addosso solo al Movimento 5 Stelle non sarebbe onesto. C’è un’altra chiara responsabilità politica che fa capo all’attuale governo regionale, perfettamente allineato con le scelte dell’attuale governo nazionale che, in perfetta continuità con quello precedente, non intende rilasciare altre deroghe. O meglio, non intende rilasciare altre deroghe in Sicilia. Contravvenendo agli impegni presi in campagna elettorale. Così la politica regionale si fa scudo dietro la forza ostentata da taluni burocrati, ai quali ormai è normalmente consentita una “invasione di campo” in tematiche e considerazioni che andrebbero lasciate ai rappresentanti del popolo.
Gravi in tal senso le dichiarazioni pubblicamente rilasciate dal dirigente generale dell’assessorato alla Salute, Mario La Rocca che, in merito alla chiusura del punto nascite di Petralia Sottana, incalzato dalla platea, ha detto: “Ormai anche i sindaci sanno ed ammettono a mezza bocca che la loro non è una battaglia fatta nell’interesse delle partorienti ma è semplicemente una battaglia fatta nell’interesse degli operatori della sanità che sono quelli che ogni tanto gli portano uno, due, tre, quattro, dieci voti”. Ogni considerazione su una tale affermazione appare superflua. Ma La Rocca ha anche ricordato la vicenda di Emanuela Vaccarella, una giovane madre, ora anche assessore del Comune di Petralia Sottana che lo scorso anno ha rischiato seriamente di perdere il suo bambino.
“A Petralia – afferma La Rocca – è stato portato anche il caso di una puerpera che si era presentata all’ospedale ben sapendo che il punto nascite era chiuso e questo le ha impedito di arrivare in tempo all’ospedale Cimino”. Anziché ostinarsi ad andare all’Ospedale di Petralia Emauela Vaccarella, secondo La Rocca, doveva recarsi a Termini Imerese. La verità dei fatti è che la nascita di un bambino non sempre è un intervento programmabile, la giovane madre era già in travaglio quando ha varcato le soglie dell’ospedale petralese dove per fortuna ha potuto portare a termine in sicurezza il parto.
In definitiva le scelte politiche sono demandate ai nostri rappresentanti che siedono nel parlamento regionale e nazionale. Quindi se delle scelte impopolari vogliono o devono prendere che lo facciano in maniera responsabile, da “adulti”, senza giocare a rimpiattino e senza delegare ai burocrati il costo politico di scelte impopolari. Il rischio in entrambi i casi è quello di rimediare delle figuracce.