Visibilmente stanco, Papa Francesco è arrivato al Politeama con l’incontro con i giovani con circa 20 minuti di ritardo sulla tabella di marcia. Appena salito sul palco ha detto: “E’ stata una giornata un po’ stancante, ma bella bella bella, grazie davvero ai palermitani”.
Sul palco tre giovani hanno rivolto altrettante domande al Santo Padre (fra questi un ragazzo di Monreale): si parla di giovani, certo, ma anche di accoglienza e di cristianesimo. Il Papa prende qualche appunto, ma poi parla a braccio: “Avete per caso il numero di cellulare del Signore? Dio non si ascolta stando in poltrona”, dice il Santo Padre che poi prosegue: “Se tu rimani seduto, a fare una vita comoda, stai sicuro che ascolterai qualsiasi cosa tranne il Signore. Rimanere seduti nella vita, crea interferenza con la parola di Dio che è dinamica, non è statica. Dio si scopre camminando, se tu non sei in cammino, mai ascolterai il Signore. Non bisogna aspettare che nella vita accada magicamente qualche cosa. Dio detesta la pigrizia e ama l’azione. Non si tratta di muoversi per tenersi in forma, correre tutti i giorni per allenarsi, non si tratta di quello, si tratta di muovere il cuore, mettere il cuore in cammino. Sul telefonino le chiamate del Signore non arrivano, nemmeno in tv dove il Signore non possiede nessun canale, nemmeno nella musica assordante e nello sballo”.
Poi Bergoglio aggiuge: “Il Signore non va neppure cercato davanti allo specchio, dove stando soli rischiate di rimanere delusi di quello che siete. Non cercatelo nella vostra stanza, chiusi in voi stessi, a vagare con il pensiero, a ripensare al passato, Dio parla ora nella relazione con gli altri. Non chiudetevi in voi stessi, confidatevi con lui. Affidatevi a lui, cercatelo nella preghiera, sempre in movimento. Capirete che Gesù crede in voi più di quanto voi credete in voi stessi”.
Poi la frase che è diventata il motto di questa giornata palermitana: “L’ho già detto, ma lo ripeto – dice il Papa – Sognate in grande, alla grande. Nei grandi sogni, troverai tante parole del Signore che ti sta dicendo qualcosa. Lo fa attraverso i verbi camminare, cercare e sognare. E un ultimo verbo: servire, fare qualcosa per gli altri”.
Capitolo accoglienza: “La vostra isola è un centro di incontro di tante culture – dice il Santo Padre – sono stato a Lampedusa, non conoscevo la Sicilia. La vostra lingua ha radici di tante lingue, un incrocio di culture e tutti hanno lasciato la lro traccia culturale. Voi siete un popolo di incontro di culture. La vostra vocazione all’accoglienza, vi farà sempre essere uomini e donne di incontro. Perché bisogna favorire gli incontri, mentre oggi è un mondo di scontri, di guerre. La fede è un incontro con Dio. Lui non ci ha lasciati soli, è sceso ad incontrarci. La fede si fonda sull’incontro. Dio vuole che ci salviamo insieme, non da soli, che ci salviamo come popolo. Voi siete un popolo e dovete essere aperti a tutti i popoli che vengono da voi. Perché il lavoro dell’accoglienza, dell’integrazione, di rispettare gli altri, non sono solo buoni propositivi, ma tratti distintivi cristiani. La solidarietà è tratto distintivo del cristiano. Quello che oggi manca e del quale c’è carestia è l’amore, non l’amore sentimentale, ma quello concreto, l’amore del vangelo. A volte dimentichiamo la semplicità della fede. Dio ama chi dona con gioia. E questo è accoglienza”.
Chiusura con una frase simbolo: “La vita non si spiega, la vita si vive, lasciamo le spiegazioni per dopo. Voi – rivolgendosi ai giovani – dovete essere costruttori del futuro: il futuro è nelle vostre mani”.