Erano stati assolti dal capo di imputazione previsto dall’articolo 416 bis del Codice Penale (associazione mafiosa) al termine del giudizio di primo grado del processo “Black Cat”, ma la pubblica accusa ha proposto ricorso alla Corte di Appello. Troppo poco per i Pm la condanna ad 8 anni per “concorso esterno” inflitta, fra gli altri, a Santo Bonomo, figlio di quel Francesco Bonomo che, dopo la morte dello storico boss Peppino Farinella, è ritenuto il campo mandamento di San Mauro Castelverde. Il giudice dell’udienza preliminare scriveva così nella sentenza a carico di Santo Bonomo: “L’assoluta specificità del mandamento mafioso – si legge in uno stralcio del dispositivo pubblicato dal Giornale di Sicilia – è costituita dal fatto che la gestione del potere mafioso è rimasta una prerogativa esclusiva dei componenti della famiglia Farinella”. Per cui lo scettro sarebbe passato da “Don Peppino” al genero Francesco Bonomo che “avrebbe avuto bisogno di una rete di fedelissimi, a cominciare dal figlio Santo, che avrebbe fatto da collettore dei pizzini in arrivo e in partenza da Castelbuono, centro nevralgico per lo smistamento della corrispondenza”. Una condotta per la quale il Gup Anfuso ha ritenuto configurabile a carico di Santo Bonomo il reato di concorso esterno, non invece quello di associazione mafiosa come chiesto dai Pm in esito al lavoro condotto dalla Dda.
Il ricorso in appello proposto dai Pm non riguarda solo Santo Bonomo ma anche Francesco Lombardo, ritenuto dagli inquirenti il nuovo reggente della famiglia di Altavilla Milicia; Salvatore Abbadessa e Salvatore Serraino, secondo i Pm sarebbero affiliati alla famiglia mafiosa di Termini Imerese. Per tutti e quattro il processo di primo grado si è concluso con una condanna per concorso esterno, adesso gli inquirenti chiedono che la Corte d’Appello riconosca la loro appartenenza a Cosa Nostra.