Nome in codice “operazione Husky”. La liberazione in Sicilia ha poco a che vedere con la ricorrenza del 25 aprile. Nell’isola gli alleati sbarcarono tra il 9 e il 10 luglio del 1943, dando il via a quella risalita lungo lo stivale che solo due anni dopo avrebbe segnato la fine dell’occupazione Tedesca.
A seguire le truppe anglo americane c’era un giovane ma già affermato fotografo, Robert Capa, il cui talento viene celebrato a Palermo, all’Albergo delle Povere dove, proprio oggi mercoledì 25 aprile, viene inaugurata la mostra “Robert Capa Retrospective”.
La mostra rimarrà aperta al pubblico fino al prossimo 9 settembre (curiosamente il giorno seguente l’anniversario del “proclama di Badoglio” che, nel 1943, segnava l’ufficializzazione dell’armistizio di Cassibile e, con esso, la fine della guerra). La retrospettiva ospitata dall’Albergo delle Povere è interamente dedicata ad una delle personalità più rilevanti del foto giornalismo mondiale. Robert Capa ha segnato la storia e l’evoluzione del “giornalismo di guerra”. Era in Spagna durante la rivoluzione franchista, ed è lì, fra le montagne di Cordoba che immortalò un fotogramma diventato immediatamente un’icona dei reportage di guerra “morte di un miliziano lealista”.
Ma, fra le mille immagini consegnate alla storia ce n’è una, scattata fra le campagne di Gangi e Sperlinga, che è diventata il simbolo dell’operazione Husky. Accovacciato al fianco di un anziano contadino un soldato americano segue con gli occhi la linea del lungo bastone con il quale quell’uomo, ricurvo su se stesso, indica la direzione presa poco prima da un gruppo di militari tedeschi, reduci dalla battaglia di Troina.
Da poche settimane gli alleati erano sbarcati sull’isola e, venuti presto a sapere che le truppe naziste stavano concentrandosi nel centro della Sicilia, dal litorale mediterraneo cominciarono ad addentrarsi nell’entroterra, trovandosi di fronte lo splendore di paesaggi mai visti prima: le distese di grano a perdita d’occhio, bionde e rigogliose, pronte per la mietitura. Paesini piccoli e vecchi, puntellati di tesori. I diari del generale Patton raccontano bene la meraviglia di quelle scoperte, mentre si combatteva una guerra lenta e dolorosa.
«Era la prima volta che seguivo un attacco dall’inizio alla fine – racconterà Robert Capa a proposito dello sbarco in Sicilia- ma fu anche l’occasione per scattare ottime foto. Erano immagini molto semplici. Mostravano quanto noiosa e poco spettacolare fosse in verità la guerra”. Poi, riferendosi a Troina: “il piccolo, bel paese di montagna, era completamente in rovina. I tedeschi che lo avevano difeso si erano ritirati durante la notte abbandonando alle loro spalle molti civili italiani, feriti o morti. Ci eravamo distesi per terra nella piccola piazza del paese, di fronte alla chiesa, stanchi e disgustati. Pensavo che non avesse alcun senso questo combattere, morire e fare foto, quando il generale Theodore Roosevelt Jr , sempre presente dove la battaglia era più dura, si avvicinò e puntando il suo bastone verso di me disse “Capa al quartier generale di divisione c’è un messaggio per te. Dice che sei stato assunto da Life”. Dopo la battaglia di Troina, e il celebre scatto fra le campagna di Sperlinga, Robert Capa raggiunse Palermo per documentare la guerra, tutta la guerra, Fino allo sbarco in Normandia. “Un inferno che gli uomini si sono fabbricati da soli”.
Se vi capita di percorrere la S.S. 120, fra Gangi e Nicosia, ad un paio di chilometri da Sperlinga, troverete un piccolo slargo con una tabella commemorativa, proprio nel luogo dello scatto che agli occhi del mondo rappresenta l’inizio della liberazione. Fermatevi un attimo ad osservare perché è da lì, proprio da lì che comincia il nostro 25 aprile.