Cronaca

Palermo dedica una via a Mico Geraci sindacalista di Caccamo ucciso dalla mafia

Si è tenuta questa mattina la cerimonia di intitolazione della via della Giraffa di Palermo a Domenico Geraci, sindacalista ucciso dalla mafia nella sua Caccamo l’8 ottobre 1998. Erano presenti, tra gli altri, il sindaco Leoluca Orlando, Giovanni Geraci, figlio di Mico, il segretario generale della Uil e quello regionale, Carmelo Barbagallo e Claudio Barone.

“Mico Geraci – ha detto il sindaco Leoluca Orlando – è stato e continua ad essere un grande esempio per tutti noi. I nostri partigiani siciliani, infatti sono stati i sindacalisti che hanno pagato con il sacrificio della vita la quotidiana difesa della legalità dei diritti. Oggi, il senso di questa intitolazione è cercare di collegare il ricordo all’impegno e per fare memoria abbiamo scelto la strada di una scuola”.

“Ricordo benissimo l’ultima volta che l’ho visto – ha commentato Carmelo Barbagallo -, è stato una settimana prima dell’efferato omicidio. Ero preoccupato e gli chiesi cosa potesse succedergli in una realtà come quella di Caccamo, visto il suo forte impegno politico. Lui cercando di tranquillizzarmi mi disse: «Sono vent’anni che non sparano più». E dopo vent’anni, invece, spararono uccidendo una persona che meritava di sopravvivere. Oggi onoriamo Mico Geraci con l’impegno”.

Per Claudio Barone: “Impossibile dimenticare la sua bravura e la sua carica umana. Mico Geraci ha condotto una battaglia per la trasparenza e contro le infiltrazioni mafiose raccogliendo un forte consenso nel territorio. E’ questo che dobbiamo trasmettere alle giovani generazioni: il ricordo di chi ha saputo impegnarsi per cambiare le cose fino a pagare con la vita”.

Geraci, impiegato regionale si affacciò alla politica come consigliere del comune di Caccamo. Nel 1994 fu eletto consigliere provinciale di Palermo con il Partito Popolare Italiano, elezione che lo portò a candidarsi come sindaco di Caccamo. Due mesi dopo la sua candidatura, fu ucciso davanti casa sua. I killer lo hanno atteso e ucciso a fucilate davanti al figlio Giuseppe. Aveva denunciato i boss infiltrati proprio nel territorio di Caccamo, allora roccaforte di Bernerdo Provenzano e del latitante Nino Giuffrè.

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