Gratteri, 780 mila euro per l’Abbazia di San Giorgio: e si punta al circuito arabo-normanno

Redazione

Cronaca

Gratteri, 780 mila euro per l’Abbazia di San Giorgio: e si punta al circuito arabo-normanno

11 Gennaio 2018 - 12:27

Il Cipe, il Comitato Interministeriale per la programmazione economica ha stanziato 780 mila euro di fondi che serviranno per il consolidamento e la realizzazione di nuovi scavi all’abbazia di San Giorgio a Gratteri, nel cuore del Parco delle Madonie. Ma la notizia importante, che ha comunicato Davide Faraone, Sottosegretario nell’ultimo governo Gentiloni, è che l’Abbazia potrebbe essere inserita all’interno del circuito Arabo-Normanno iscritto come patrimonio dell’Umanità Unesco e che comprende Palermo, il duomo di Monreale e il Duomo di Cefalù.

L’abbazia si trova a circa 4 chilometri dal centro abitato di Gratteri e fu dedicata da Ruggero II a San Giorgio per adempiere ad una sua promessa fatta nella battaglia di Cerami, durante la quale vide un ignoto cavaliere coperto di armi lucentissime, sopra un bianco cavallo, avente in mano un bianco vessillo con sopra una croce somigliante a San Giorgio. La fondazione è attribuita al pontificato di Innocenzo II (1130 al 1142 e riconosciuto in Sicilia come papa legittimo solo nel 1139), probabilmente negli anni tra il 1140 e il 1142. L’abbazia sembra tuttavia già esistente, se ad essi si riferisce una bolla del 1115, in cui il re Guglielmo I, detto il Malo, concede “alla venerabile e sacra mansione di San Giorgio dei Crateri” alcune terre di Petralia. Secondo alcuni studiosi, inoltre, i resti dell’edificio potrebbero essere attribuiti al secolo precedente. Una bolla del 1182, di papa Lucio III riconfermava alla canonica i beni e i privilegi acquisiti all’atto della sua fondazione ed elenca le chiese a quel tempo incorporate al priorato di San Giorgio (San Leonardo d’Isnello, San Nicola di Gratteri, San Cataldo di Partinico e San Pietro in Prato di Gangi). Un diploma del 1191 con cui Tancredi d’Altavilla concede all’abbazia numerosi privilegi in memoria del padre.

L’abbazia fu affidata ai monaci premostratensi, forse provenienti da una canonica di Saint-Josse-au-Bois, nella diocesi di Amiens in Francia. L’affidamento si inserisce nell’ambito dell’appoggio che i Normanni diedero in Sicilia al monachesimo occidentale, in opposizione a quello orientale, che si era diffuso con la dominazione bizantina. Tradizione locale vuole che Ruggero stesso doni il sito dell’Abbazia ai monaci francesi per sdebitarsi del lavoro da essi fatto per la progettazione e realizzazione della Cattedrale di Cefalù, con cui condivide molti elementi architettonici e simbolici.

Attualmente restano solo poche vestigia dell’imponente edificio, oggetto di un recente restauro conservativo: spiccano alcuni elementi decorativi e i muri perimetrali della chiesa, a pianta basilicale e a tre navate, con tre absidi sul lato di fondo orientale, di cui solo quella centrale sporgeva all’esterno, con una decorazione a lesene simile a quella del duomo di Cefalù.

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