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Volo Catania – Palermo ovvero come speculare sui disagi dei siciliani

La proposta lanciata qualche giorno fa dal sindaco di Catania Enzo Bianco, di istituire la tratta aerea Palermo – Catania e Catania – Palermo, ai più, ovviamente, era sembrata una boutade. Una infelice battuta.

Ma nel circo della politica siciliana si è arrivati al punto di non distinguere le provocazioni dalle intenzioni reali.

Così, nel volgere di poche ore, la bizzarra idea di Bianco è stata abbracciata con entusiasmo dal capocomico del Circo siciliano, Rosario Crocetta che con entusiasmo annuncia “Sì, il volo siculo si farà”. Tanto che già domani a Roma ci sarà l’incontro con la compagnia irlandese Raynair, per valutare concretamente l’ipotesi. Stesso incontro venerdì con Alitalia, mentre la Gesap di Palermo ha già dato disponibilità ad ospitare la tratta.

Insomma, altro che battute, qui si fa sul serio. Sul perché poi un siciliano dovrebbe impiegare circa un’ora del suo tempo fra check-in e bagagli, una mezz’ora abbondante per le operazioni di imbarco, volare per venti minuti, raggiungere Punta Raisi, scendere, attendere i bagagli, congedarsi dall’aeroporto per poi impiegare, nella migliore delle ipotesi, altri 30 minuti per arrivare a Palermo, rimane un fitto mistero.

La chiave di lettura più plausibile per una tratta impossibile e sicuramente estranea agli interessi ed ai disagi di chi viaggia, ce la offre Mario Cicero, il presidente del Distretto Turistico Cefalù Madonie, parla chiaramente dei retroscena che starebbero dietro a questa strampalata ipotesi: le lobby aeree, pronte ad attaccarsi alla mammella di mamma regione, come alcuni spietati costruttori all’indomani del terremoto dell’Aquila.

Lo dice senza giri di parole Mario Cicero: la politica siciliana non si pieghi agli interessi dei lobbysti. Una classe dirigente seria e matura avrebbe il dovere di raccogliere, dall’enorme disagio provocato dal cedimento del Viadotto Himera, l’unico dato concreto che viene offerto agli occhi dell’Italia intera: la condizione fatiscente della viabilità interna e la totale assenza di una linea ferroviaria degna di questo nome.

“E’ su questi due punti che si deve intervenire – afferma Mario Cicero – i lobbysti vadano a cercare rimborsi regionali altrove, qui è venuto il momento di intervenire seriamente su un argomento abbandonato da decenni: lo stato delle ferrovie siciliane. Se la Sicilia avesse avuto un’adeguata linea ferrata i disagi sarebbero stati ridotti al minino. Invece ci troviamo con una ferrovia de terzo mondo, come da terzo mondo sono ormai ridotti i collegamenti interni. I madoniti, che soffrono sulla propria pelle il disastro della A19, e tutti i Siciliani non possono e non devono subire i gravi danni procurati da una classe politica debole e sensibile alle sirene degli interessi privati”

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