Fantasmi al posto dei turisti. Soggiornare a Piano Zucchi, un tempo cuore pulsante delle Madonie, è quasi impossibile. Delle due storiche strutture ricettive che ancora si guardano da un capo all’altro del piano, rimangono solo ricordi e calcinacci. La Montanina e il rifugio Orestano, fotografati dal giornalista Giulio Giallombardo nel reportage pubblicato da www.palermotoday.it, che qui riportiamo, sono il simbolo di un territorio ricco di risorse, ma che però stenta a decollare, in attesa dell’agognato rilancio grazie ai nuovi impianti di risalita di Piano Battaglia, praticamente pronti, ma ancora chiusi.
La Montanina, meta del turismo invernale degli anni ’80, è diventata una casa di spettri. La struttura, chiusa dagli anni ‘90, cade a pezzi. Piante infestanti avvolgono l’edificio, lesionato in più punti e totalmente vandalizzato. All’interno lo spettacolo è ancora più triste: mobili distrutti, specchi e vetri in frantumi, sedie e poltrone sparse ovunque, termosifoni divelti. L’edificio appare in più punti a rischio crollo. Il gazebo in muratura sulla terrazza esterna sembra poter venir giù da un momento all’altro, con tegole che si staccano sotto i colpi del vento. La struttura, di proprietà della famiglia Mogavero, era stata messa in vendita, ma – evidentemente – nessuno si è fatto avanti per acquistarla. Così adesso è una cattedrale nel deserto.
Non va meglio al rifugio Orestano del Club alpino siciliano, che era gestito dagli stessi Mogavero. L’edificio non ospita più turisti da circa dieci anni, dopo che un incendio nel 2008 distrusse il tetto e l’ultimo piano della struttura. Anche in questo caso, avvicinandosi al piccolo rifugio, l’abbandono si tocca con mano. Porte e cancelli sbarrati, unica traccia di vita la voce registrata che risponde al cellulare indicato sul sito internet della struttura, dove non si fa cenno della chiusura. Del resto, a futura memoria, resistono anche i cartelli turistici presenti nella zona, che indicano ancora ai pochi passanti la presenza degli alberghi.
Brutte notizie anche dalla Baita del Faggio, l’unica struttura ricettiva rimasta aperta nei pressi di Piano Zucchi, ma adesso messa in vendita. “Siamo alla ricerca di qualcuno disposto a comprare – spiega a Palermotoday, il titolare Gabriele Mogavero – qui il turismo è morto, c’è stata una contrazione del 60-70 per cento di clienti. Abbiamo resistito finché potuto, siamo rimasti aperti ad agosto nonostante le sparute presenze, incassando appena 4 mila euro. Così non possiamo andare avanti”. La disfatta turistica si completa, infine, con il vicino Piano Torre Park Hotel, gestito da Beppe Mogavero, diventato un centro d’accoglienza dove neanche i migranti vogliono restare. L’ultimo schiaffo ad un territorio in agonia.
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