La terza commissione dell’assemblea regionale, attività produttive, presieduta dall’onorevole Bruno Marziano, nei giorni scorsi, ha sentito il sindaco di Geraci Siculo, Bartolo Vienna sulla proroga della concessione mineraria della Società Terme s.p.a. di Geraci Siculo (PA). A richiedere audizione era stato lo stesso sindaco Vienna.
“La Società Terme s.p.a. di Geraci Siculo – ha sottolineato il primo cittadino – già titolare di una concessione mineraria che insiste nel territorio del predetto comune, ha chiesto un rinnovo nonché un ampliamento di detta concessione. Rispetto a tali richieste la giunta municipale e il consiglio comunale si sono espressi negativamente e contro cui è anche sorto un comitato spontaneo di cittadini. In particolare – afferma il sindaco – va detto che la richiesta di ampliamento della concessione concerne sorgenti non libere, in atto utilizzate dal comune di Geraci Siculo a fini idropotabili e inserite infatti nei piani idrici”.
La Società Terme sostiene che il comune potrebbe usare altre sorgenti ma che queste ultime sono collocate molto più in basso e costituirebbero una fonte di approvvigionamento assai più onerosa e disagevole. Tali sorgenti, per altro, sono utilizzate dal comune (solamente nel periodo estivo) per integrare l'apporto idrico delle sorgenti usate in via ordinaria. Il sindaco Vienna pone anche l'accento sulla estensione dell territorio oggetto della concessione rilasciata nel 1984. Per il primo cittadino si tratta di una vasta porzione di territorio, che in effetti ammonta a quasi duecentotrenta ettari.
Alle dichiarazioni del sindaco, rilasciate a margine dell'audizione presso il parlamento regionale, risponde a stretto giro di posta L’Acqua Geraci: “Contrariamente a quanto afferma il sindaco il Consiglio Comunale di Geraci Siculo ha riconosciuto che nulla osta alla proroga dell’attuale concessione dell’Acqua Geraci. Riguardo le sorgenti alle quali fa riferimento il primo cittadino va precisato che sono state utilizzate dal Comune senza alcuna autorizzazione. Il Sindaco tace una importante circostanza e cioè la soluzione prospettata nel corso del tavolo tecnico del 6 novembre 2013 diretto dal Dirigente Generale, Dr. Maurizio Pirillo, collaboratore dell’Assessore Nicolò Marino. Tale proposta prevede di destinare le sorgenti della montagna, al centro della contesa, in parte al fabbisogno idropotabile del Comune di Geraci Siculo e in parte alle esigenze imprenditoriali dell’Azienda. Ciò poiché il Municipio si avvale già della sorgente Calabrò avente una portata annua media superiore a 25 litri/sec”. A proposito di tale sorgente la società guidata da Giuseppe Spallina si dichiara disponibile a sostenere le spese di pompaggio.
La soluzione prospettata garantisce, secondo Spallina, sia la dotazione idrica del Comune di 7 litri/s previsti dal Piano Regionale Generale delle Acque sia lo sviluppo dell'attività dell’Azienda che oggi dispone di 1,5 litri/s a fronte di una capacita produttiva, frutto di onerosi investimenti, che necessiterebbe di almeno 11 l/s. “Ovviamente – fa notare Spallina ciò consentirebbe di espandere il mercato e creare altri posti di lavoro” facendo così chiaro riferimento a quel piano industriale già presentato alla Regione.
La Società si dichiara assolutamente favorevole all’acqua pubblica ma non intende cedere a quello che secondo Spallina e soci è un boicottaggio discriminatorio nei confronti del quale si annunciano nuovi ed ulteriori accertamenti della Magistratura.
Quanto alla posizione della Regione in questa intricata vicenda, occorre ricordare che durante l’audizione il nuovo dirigente generale del Dipartimento regionale dell'energia Lo Presti ha riferito che si sta valutando un percorso che miri a garantire le esigenze primarie dell'uso pubblico delle risorse idriche e quelle secondarie delle attività produttive.
L’audizione è stata chiusa con un intervento del presidente della terza Commissione Bruno Marziano che ha sottolineato e ribadito: “E’ indubbia l'esigenza di anteporre i bisogni della collettività a quelli delle attività produttive atteso che l'acqua costituisce un bene primario e fondamentale e che le richieste della società appaiono inconciliabili con un uso pubblico ed efficiente della risorsa”.