Questa volta ad alzare un grido di dolore e indignazione è un uomo di Chiesa, Padre Calogero Falcone (nella foto)che, appresa la notizia dell'ultima strage del mare, affida a facebook il suo sfogo, dicendo a chiare lettere ciò che ormai è chiaro a tutti: non c'è speranza per questi disperati fratelli d'oltre mare e non ce ne sarà, scrive Don Calogero “Fin quando le Nazioni Unite (ONU), l'Europa, non decideranno che l'unico modo per poter affrontare questa emergenza non è quello di approntare i “Mare Nostrum” o i “Frontex” che intervengono solo quando questi barconi vengono avvistati e, molto spesso già in situazioni di criticità … ma stabilire l'ordine con un'azione militare (ONU) sulle coste libiche atta a garantire la sopravvivenza di queste persone e un imbarco dignitoso. l'emergenza non si può gestire a mare. Questi poveretti vengono violentati, stuprati, rapinati non solo dalle loro ricchezze ma anche della loro stessa dignità dalla Polizia Libica, la quale poi li costringe con i mitra a imbarcarsi in barconi fatiscenti con numeri da capogiro, vedi i 700 di questa notte. Tutto il resto è speculazione economica con interessi da capogiro. Dobbiamo ancora permettere questo? Lo capiamo che siamo complici della TRATTA DEGLI SCHIAVI DEL TERZO MILLENNIO che si sta consumando sott i nostri occhi?
Che sia un parroco madonita a denunciare, senza giri di parole, l'inadeguatezza e i loschi affari che si celano dietro al sistema di accoglienza legato agli sbarchi, ha un profondo significato. Propio dalle Madonie è partito per fare carriera un altro uomo di Chiesa, Don Librizzi, che sulla questione “immigrati” aveva tutta un'altra opinone.
Il parroco originario di Petralia Soprana, che oggi sconta gli arresti domiciliari a Campofelice di Roccella, giunto al vertice della Caritas di Trapani, si guardava bene dal denunciare la melma che proliferava sotto le mentite spoglie dell'accoglienza, ed anzi ci sguazzava dentro, forte del suo indiscusso potere. Chiedeva denaro a quei disperati, chiedeva anche prestazioni sessuali, in cambio di qualche piccolo favore. Magari un “ricongiungimento” con qualche altro familiare ospitato altrove, o una “corsia preferenziale” per ottenere il tanto desiderato status di rifugiato politico. Lui poteva, i disperati lo sapevano e, in quanto tali, non potevano fare altro: accettavano il compromesso.
Dopo qualche mese è scoppiato lo scandalo di Roma Capitale, che ha toccato anche la Sicilia, svelando il mostruoso sistema di concussioni e collusioni che teneva in piedi il mega centro di accoglienza di Mineo, ma – diciamocelo chiaramente – prima ancora che venisse a galla tanta vergogna, il campanello d'allarme era già suonato, proprio alla Caritas di Trapani. Un rintocco così forte che ha fatto scattare le manette ai polsi del potente prete madonita.
Oggi un altro uomo di Chiesa, Don Calogero Falcone, ha il coraggio di abbandonare il rituale dell'ipocrisia ed invocare l'intervento militare delle Nazioni Unite. “Mai più complici” è il grido disperato di un prete di provincia, mite ma coraggioso, come solo certi uomini di fede sanno essere. Speriamo che qualcuno, da lassù, interceda perchè il suo appello venga ascoltato.
Il Golgota oggi è un tratto di mare, e di Cristi aggrappati al legno di una barca ce ne sono a migliaia. Ma, a quanto pare, la cosa più facile, già che siamo a mare, è lavarsene le mani. Oggio come allora Dio è morto sotto il peso di una pilatesca indifferenza.