Davvero la sola risposta al sangue è il sangue? Davvero ciò che serve all'Italia ed all'Europa, per fare un passo avanti verso la civiltà, è tornare ai tempi di Bloody Mary e di Vlad Tepes (l'impalatore)? Secondo Storace, e centinaia di suoi accoliti si! Sarebbe questa la strada. A scatenare questo rigurgido nostalgico per la pena capitale nella mente di Storace e nel cuore di tanti altri italiani, il fatto di cronaca del giorno: una madre che in preda ad una crisi di nervi, a causa della miseria in cui versa la sua famiglia, decide di uccidere le sue tre bambine. Una storia tragica, della quale nulla si può giustificare e dalla quale nulla si può imparare. Una vicenda talmente grottesca che il giornalismo, quello buono e sano (che non esiste più) si sarebbe posto il problema se darne notizia o no. Che giovamento ne trae chi legge, chi ascolta, chi si informa? Perchè dare in pasto a milioni di italiani questo dolore? La cronaca, dovrebbe saperlo bene il collega giornalista Storace, deve avere un fine, una missione! Che sia la denuncia o la proposta e deve, o dovrebbe, conoscere anche i suoi limiti, quelle soglie innanzi alle quali arrestarsi, girare i tacchi e andare alla ricerca di altre notize, che possano servire al paese, lasciando gli organi inquirenti al silenzio del loro lavoro. Non è accaduto oggi, come ormai non accade più da anni, e pazienza se si ignorano gli efetti conosciutissimi dell'emulazione, mal che vada domani avremo una nuova storia di sangue da raccontare. E fin qui le storture di una informazine ormai senz'anima. Poi, puntuali, arrivano sui cadaveri gli avvoltoi. Quelli che ogni occasione è buona per darsi ragione. Questa volta tocca a Storace al quale la morte non deve fare molta impressione, anzi la invoca come soluzione, ed appresso a lui una plaudente schiera di “promessi boia” che inneggiano alla pena capitale, come un vorticoso girotondo attorno al precipizio del dolore.