Adel Mathlouti è uno scafista. Lo scorso 29 agosto, la sua imbarcazione di 15 metri, è stata intercettata mentre trasportava 221 siriani dalle coste libiche verso l’Italia. 99 uomini, 50 donne e 72 bambini, per un bottino di quasi 200 mila euro. Nello specifico, la notte del 29 agosto l’equipaggio della nave “Sirio” della Marina Militare, impegnata nell’operazione “Mare Nostrum”, all’interno della c.d. “area SAR” libica, avvistava e soccorreva l’imbarcazione guidata da Mathlouti, alla deriva e in difficoltà di navigazione, con a bordo il carico di disperazione umana trasportato dal criminale tunisino che, nel fra tempo, si era mischiano fra la folla dei migranti.
Ad una settimana di distanza, nel pomeriggio di ieri, la Polizia di Stato, in esecuzione del fermo d’indiziato di delitto emesso dalla Procura della Repubblica di Palermo, ha rintracciato e catturato lo scafista tunisino. I fatti accertati dalla Procura di Palermo sono aggravati dall’esposizione al pericolo di vita dei migranti e dall’aver tratto profitto dalla condotta criminale. Il provvedimento di arresto è stato eseguito a seguito di accurate indagini e dopo aver rintracciato il delinquente presso il centro di permanenza temporanea di Pian del Lago (CL) dove, dall’indomani dello sbarco, soggiornava tranquillamente, a spese del governo italiano. Dopo l’identificazione è scattata immediatamente l’arresto presso la Casa Circondariale di Caltanissetta
Nel corso delle operazioni di sbarco, controllo, assistenza ed identificazione dei soggetti giunti in porto, il personale della Sezione Criminalità Organizzata della Squadra Mobile avviava immediate indagini finalizzate ad individuare i promotori, gli organizzatori ed i responsabili del trasporto dei migranti. Le informazioni raccolte, gli operati riscontri e le successive individuazioni effettuate consentivano di stabilire che il viaggio, ad ogni migrante, era costato tra 800 e i 1000 $, con partenza dalla città libica di Sabrata e che un soggetto (MATHLOUTI Adel) era colui che aveva condotto l’imbarcazione poi soccorsa dalla nave della Marina Militare.
Ad oggi sono ancora centinaia gli scafisti, quasi sempre mischiati fra i richiedenti asilo, che rimangono da identificare e trarre in arresto. Molti di loro presumibilmente soggiornano indisturbati nei c.d. centri di permanenza temporanea, dove vengono assistiti a spese dei contribuenti. Una situazione paradossale che mostra una delle tante, troppe falle dell’operazione “Mare Nostrum”.